DIE MAUER IST WEG.
Quella sera avevo un po' di febbre e
decisi di rimanere a riposare nell'ostello della gioventù insieme ad una mia
compagna universitaria anch'essa influenzata. Le altre ragazze uscirono e, al
ritorno, ci raccontarono che Berlino di sera era magica: "Tanta gente per
le strade, grandi feste, è una meraviglia!"
Alla mattina ci alzammo e vedemmo
dalla finestra una moltitudine di auto azzurre che il giorno prima avevamo
visto transitare, rare e lente, a Berlino Est.
Nessuna di noi aveva capito di
essere entrata nella storia… casualmente.
Quell'anno frequentavo l'Università
di Genova, corso di tedesco, e il nostro professore madrelingua ci convinse ad
andare a visitare con lui Berlino: una settimana per migliorare il nostro
tedesco e per visitare la città.
Io c'ero già stata da ragazzina, mi
aveva molto colpito il muro e quello che nascondeva. Avevamo fatto un giro
costeggiandolo, guidati da una berlinese che ci ospitava. La storia che
rappresentava mi sembrava incredibile: in una notte intere famiglie spezzate,
amici divisi, case sezionate. Qualcuno doveva pagare la grande colpa della
guerra e a pagare sono stati alcuni tedeschi, altri, più fortunati, no.
Ero molto giovane e le torrette con
sopra uomini armati che non si potevano neanche fotografare mi incutevano un
certo timore, vedere i luoghi dove le persone si schiantavano per suicidarsi mi
metteva i brividi. La terra di nessuno col filo spinato che divideva le due
Berlino destinate a vivere due vite parallele mi sembrava surreale. Eppure
l'uomo riesce ad inventare cose che neanche la fervida fantasia di una
bambina può afferrare.
Mi domandavo come persone nate e
cresciute nello stesso ambito potessero da un giorno all'altro prendere vie
così differenti. La povertà e l'opulenza convivevano su due binari senza
incrociarsi. Come avevano fatto i berlinesi dell'est ad accettare quella
chiusura, a rimanere confinati e minacciati dalle armi, quasi in un più recente e
sofisticato campo di concentramento?
Tempo fa, vedendo lo splendido film
"La vita degli altri" ho ripensato a quel passato terribile al
"prima" del muro, al "dopo" il muro e al "senza
muro". La cattiva politica è passata sulle vite di tanta gente e ha
giocato con i destini in modo cinico.
Ma torniamo a quella fresca mattina:
solo dopo aver visto il telegiornale abbiamo capito cosa era accaduto ed un
senso di immenso stupore ci ha pervasi, con la voglia di andare a vedere e
toccare e fotografare…
La consapevolezza di ciò che era
accaduto mi è arrivata poco alla volta, e allora sono stata
invasa una voglia di capire, conoscere, tornare all'est (il giorno prima
avevamo fatto un giro dopo aver chiesto visti, passato check point ecc…) ma
paradossalmente gli stranieri quel giorno non potevano andare all'est, la gita
"fuoriporta" era riservata ai berlinesi, ho provato più volte a
"sgattaiolare" tra la folla per il puro piacere di correre da una
parte all'altra della frontiera senza freni ma mi hanno sempre acciuffata.
Così mi sono accontentata di
raccattare qualche calcinaccio del muro, fare foto, allargare con le pietre i
buchi che si facevano ogni ora più grossi. Vedere i Vopos camminare
allegramente sul muro senza più quegli sguardi torvi, osservare le code sempre
più lunghe (ma ordinate) fuori dalla Sparkasse dove si regalavano
cento marchi ad ogni berlinese dell'Est è stato sconvolgente e meraviglioso.
Assaporare la libertà degli altri, poter partecipare alla loro festa, essere lì
per un caso ed entrare nella storia è stato unico ed irripetibile.
Ho qui vicino a me le foto di quei
giorni che mi hanno fatto sperare in un mondo migliore… sul giornale che
teniamo tra le mani c'è scritto: "Die Mauer ist weg" e su un
volantino che ho conservato: "herzlich Willkommen im freien Berlin!"
(il muro è caduto - benvenuti nella Berlino libera)… l'emozione è ancora
viva.
Passata l'ubriacatura, purtroppo,
presto sono iniziati i problemi, la gente dell'Est si sentiva defraudata,
quelli dell'Ovest infastiditi. Anni dopo ho avuto la possibilità di
interrogare due donne berlinesi che hanno vissuto esperienze diverse: Karin,
dell'Ovest, era molto arrabbiata con i suoi concittadini dell'Est che
considerava sfaccendati ed abituati ad avere tutto (anche se poco) dallo Stato.
Erna, dell'Est, quasi odiava chi aveva vissuto nella ricchezza, e senza
meritarlo, a suo avviso. Era avida di beni materiali, desiderosa di riprendersi
ciò che le era stato tolto. Da anni non le sento, spero che il tempo abbia
alleviato le loro sofferenze e quelle di quel popolo diviso dalla storia.
E ora che ho quarantatré anni mi sono trovata
a raccontare questi fatti a mio figlio che ha otto anni… non è stato facile
spiegare le pieghe della storia e gli incredibili percorsi dell'uomo. Ma ci ho
provato. E' importante conoscere e sapere, nella speranza che l'orrore, tutto
l'orrore, non si ripeta.
Foto GiBi