Partiamo domenica pomeriggio per Bergamo, l'albergo è molto confortevole e costa pochissimo.
Facciamo un giro nella città alta che è una bella sorpresa.
La funicolare si arrampica su un forte pendio e le luci della città sfavillano nella nebbiolina d'autunno.
Ci fermiamo a cena da Donizzetti, un wine bar, ceniamo fuori nonostante faccia fresco. I funghi emanano un po' di calore e le candele rischiarano le volte.
Le vetrine dei negozi sono curate, vorrei assaggiare il dolce "polenta e usei" o comprarlo per i bimbi, ma domani si parte per Stoccolma e non si può.
Dormiamo bene e al mattino presto mangiucchiamo poco, nonostante il buffet sia notevole. Arriviamo in pochi minuti a Orio e tutto fila liscio.
Voliamo sopra a un tappeto di nuvole e arriviamo sotto un tetto grigio.
Prendiamo il bus per Stoccolma, il paesaggio è punteggiato dal verde e giallo degli alberi. Qualche casetta rosso scuro con le finestre bianche compare in un prato.
Esce un raggio di sole e mi mancano tantissimo i bambini. Ci sono molti abeti e poche auto.
Stoccolma e una città favolosa. Ci eravamo già stati parecchi anni fa e l'impressione è sempre la stessa: un popolo efficiente, cordiale, aperto.
La città si estende sull'acqua, i vicoli della parte vecchia sono un incanto, pieni di negozietti dove comprerei cappelli, renne pelose, maglioncini, ammennicoli inutili ma necessari al mio buon umore.
Fotografo le vetrine, fotografo l'acqua, i palazzi, i ponti, le foglie che cadono lente sul fiume, le bici che regnano indisturbate.
Non riusciamo a visitare neanche un museo perché gli orari di lavoro non ci consentono di arrivare in tempo.
Qui tutto finisce presto, le giornate sono corte. Il gelo mette fretta. Si cena verso le 18, i negozi chiudono, le persone si rifugiano in casa. Le candele si accendono alle finestre. Sulle soglie una lucina brilla per accogliere l'ospite.
Non fa ancora particolarmente freddo ma è come se gli abitanti della città si stiano già preparando all'inverno.
Le strade sono pulite, il verde pubblico curato. Stanno montando le luminarie natalizie: furgoni dotati di tutto il necessario si fermano sotto i pali e in breve tempo i decori sono sistemati.
Penso a tutti i problemi che si ripetono ogni anno da noi, i ritardi, la qualità delle luci. I nostri politici dovrebbero fare un corso al nord per imparare come far funzionare le cose. C'è un abisso tra la loro e la nostra mentalità e questo mi rattrista, vorrei essere orgogliosa della mia Italia ma non e così.
C'è un punto in cui il mare del nord si incontra con il fiume. Si forma un gorgo, quasi che le acque fossero restie a mischiarsi.
Qui ci sono i reali. Continuo a non capire e a non condividere la loro presenza in uno Stato. Gli svedesi li amano molto e li considerano come ambasciatori.
Vorrei tanto tornare a vedere il vascello nel museo Vasa, il famoso veliero del diciassettesimo secolo, affondato durante il viaggio inaugurale, dopo aver percorso solo pochi metri nel porto. È imponente e il legno si curva in una linea fascinosa. Ma non c'è tempo, siamo qui per lavoro e solo alla sera riusciamo a fare due passi e qualche foto.
Visitiamo un mercato coperto: prodotti di ogni genere presentati con grazia sotto l'occhio vigile di teste di renne impagliate e bandierine svedesi. L'orgoglio nazionale e forte e si sente anche osservando i souvenir.
Facciamo una sosta in un piccolo giardino, all'ombra di una chiesetta. Alcuni uccellini non ancora emigrati becchettano vicino a noi.
È già ora di ripartire, siamo felici di rivedere i nostri bambini, in aeroporto ci sentiamo già un po' vicini a loro e spendiamo più del necessario, presi dall'entusiasmo del rientro.
Stoccolma: ti amiamo! E credo che torneremo presto.
Foto GiBi