Pippi in una Ikea (chesipronunciaaikia) a cielo aperto

 

Andiamo in Provenza, no in Toscana, meglio l'Umbria, ci sono ancora posti da vedere. Perché non Cogne a non fare nulla nel nostro hotel preferito? Facciamo le passeggiate nel bosco. E Parigi? È sporca.  E Berlino? Mmmm fa freddo. Stiamo a casa. Nooo voglio partire! Andiamo al nord da Babbonatale. Che viaggio scemo, caro e lungo, poi è sempre buio. Ma vuoi mettere il bar di ghiaccio e la gita con la slitta trainata dalle renne? Stiamo a casa, non ho voglia di preparare i bagagli. Partire in quattro è troppo. Poi tutte quelle cose da lavare. Andiamo cinque giorni. No quattro. Uffa, poi devo pensare io a tutto. Uno sbattimento eccessivo. Daaaai partiamo. Vedrete che poi sarete contenti. Andiamo in auto. In aereo. No in aereo no. Invece sì.
Si va a Stoccolma. Così incontriamo i nostri amici. Scriviamo loro su WhatsApp. Sembrano felici di vederci.
È una sorpresa anche per noi.
Il volo è caro, l'hotel in centro è lo Scandic, trovato tramite Booking. Decidiamo in pochi minuti. Sabato si parte. Check in on line. Stampa la prenotazione, preparazione dei bagagli un po' a caso. Chissà cosa mi sono dimenticata. Lo scopriremo solo in viaggio.

Sabato
Sveglia all'alba, anzi prima. È buio.  Ho dormito poco perché prima di partire soffro di ansia. Darei qualunque cosa per stare a casa. Tutti si attivano velocemente e in mezz'ora siamo a bordo della nostra auto che ci conduce a Nizza. Riccardo si è ricordato di Ninnaó (il suo pupazzo) proprio prima di uscire. Meno male. Sono inseparabili.
Il sole sorge dall'autostrada  rosseggiando.
Troviamo posteggio vicino all'ingresso dell'aeroporto.
Inizio con le foto, wathsappo varie cose e scrivo alle amiche.
Siamo in volo.
Arriva un panino con formaggio: edibile. Persino Riccardo lo addenta.
Scalo a Zurigo. Non ci sono ritardi, raggiungiamo comodamente l'imbarco.
In volo. Arriva la pizza. Pizza sulla Swiss? Che fantasiosi quelli del catering. Mangio la mia e pure quella di Fede. Non è granché ma così non devo pensare al cibo all'arrivo. Sfodero crackers quasi come una normale mamma italiana.
Leggo Simenon, forse ci voleva il romanzo nordico, un Jo Nesbø magari.  Non sono riuscita a programmare nulla. Fede avrà scaricato le info sulla città, la mappa, il navigatore ecc., spero.
Scopro che nella borsa di Fede c'è una bottiglia d'acqua piena. Ha superato il controllo mimetizzandosi chissà come. Sono la regina degli oggetti sbagliati. Ogni volta che vado in aereo riesco ad imboscare, a mia totale insaputa, cose inaccettabili come limette, forbici, bottigliette, rasoi, persino un coltellino svizzero. Quella volta l'agente della sicurezza mi aveva fermata dicendo: lei è una pericolosa terrorista, sostenendo che nel mio zaino si vedeva un coltello. Io spergiuravo di no, ma, frugando a fondo in una tasca, eccolo comparire con un sorrisino ironico tutto per me. Hai voglia spiegare che si era nascosto li dopo un picnic, aveva fatto un bel giro in lavatrice e altre gite in allegria.
In realtà odio il passaggio attraverso la sicurezza e sicuramente il mio lato ribelle si diverte a farmi fare brutte figure. Meno male che è andata bene.
Comunque, per la cronaca, questa volta sono riuscita ad imboscare, sempre a mia insaputa anche due rasoi da uomo.
È la terza volta che vado a Stoccolma . Chissà cosa mi offrirà in questa occasione. Me la immagino con tante luci natalizie e una magica atmosfera nordica.
Prendiamo il primo taxi della fila.
Da dove vieni? Iraq. Interessante. È il mio primo giorno di lavoro (spero di portargli tanta fortuna). Ci mette un po' ad impostare il navigatore, ci tiene a far sapere che la tariffa dall'aeroporto al centro, in qualunque posto, è fissa: 520 corone.
Ha  il magnifico andazzo nordico: chiarezza e onestà.
Parla bene inglese e chiacchiera con Ro, mentre tengo a bada la belva Riki e consolo Fede che ha un orecchio tappato a causa dei voli.
Racconta che i suoi genitori hanno studiato all'università, lui vuole diventare ingegnere meccanico, la sorella si laurea in economia e il fratello è all'estero a studiare medicina. Nei giorni di festa lavora per potersi pagare gli studi. Grandi queste persone che hanno uno scopo e lo raggiungono, anche con sacrifici, ma con la gioia nel cuore. Concordiamo sul fatto che in Svezia vengono rispettati i diritti umani.  Ha un ampio sorriso e all'arrivo vuole portarci proprio davanti all'hotel perché a lui il lavoro, qualunque sia, piace farlo di qualità. Andiamo proprio d'accordo e ci salutiamo con stima reciproca.
Se non si viaggia questi incontri non capitano.
Un simpatico pezzo di nordico ci mette a nostro agio alla reception. Mi guardo intorno e al bar una bionda  platino naturale che sembra un angelo serve drink a tutto spiano.
Questi nordici sono proprio di un'altra razza.
Ci avviamo al ristorante  che si chiama Nybrogatan 38. È un bel posto in stile scandinavo con i mobili chiari, le candele, le lucine. Tanta gente. Scelgo i gamberetti, ci portano pane fatto in casa accompagnato da una cremina burrosa. Giretto in centro dove le luci natalizie compaiono ad ogni finestra, comprese quelle fatte a piramide.
Fotografo stelle, portacandele, babbi natale. Sembra di essere all'Ikea di notte. È presto ma qui non si sta in giro, si cena verso le 17 o le 18 e poi tutti a casa a godere il calduccio.
Noi prendiamo subito l'abitudine, è buio da quando siamo atterrati, verso le 15.30 e fa un cero effetto. Sembra mezzanotte e non sono ancora le 21.
Sognerò elfi e slitte e renne e abeti innevati.

Domenica
Oggi ci sono tante cose da raccontare. Tyra-Moa-Lotta-Bo, i nostri quattro amici, ci stanno aspettando nella hall. Hanno un'auto gigante proprio per noi dove stiamo tutti comodamente. Andiamo al porto e prendiamo il traghetto. Destinazione: Vasamuseet. C'è il sole, cielo terso, non fa freddo. Tutto sempre per noi ovviamente. La nave Vasa era stata costruita nel 1600 ma al varo era andata a picco in pochi minuti. Troppi cannoni l'avevano appesantita. L'inutilità della guerra era già evidente. Giriamo in libertà, ci divertiamo con i giochi interattivi, mettiamo le nostre facce sul sito del museo. Bo ride dicendo che ci mostrano qualche cosa che gli svedesi non sono riusciti a fare…
La nave, ripescata negli anni '60, è ora in grave pericolo a causa dei numerosi visitatori che ne alterano la stabilità, è così bella che fa onore al popolo svedese… E dopotutto è andata a bagno perché era stata progettata da un olandese.
Il bar è uno splendore svedese dotato di ogni comfort. Dolci di ogni genere profumano l'ambiente di cannella, sui tavoli candele accese, bastoncini di cannella a confermare le sensazioni olfattive, decori natalizi ovunque. Il caffè svedese è ottimo. Assaggio un dolce tipico, una specie di treccia con sopra il miele, speziata e sorprendente. Sono già in coma da troppo cibo e siamo solo all'inizio. Sto così bene qui con i nostri amici, assaporo la piacevole atmosfera guardando i bambini che si capiscono a gesti perché vogliono capirsi. il sole inonda la sala.
Junibacken: il posto delle favole di Astrid Lindgren. È un vero regalo per me! Sprizzo gioia!
Entriamo nel regno di Pippicalzelunghe e dei personaggi delle storie svedesi. C'è un villaggio formato mignon (ma io, essendo piccola, ed essendo la vera Pippicalzelunghe come ben sanno la mia amica Lotta e la mia famiglia che sopporta i miei voli fantasiosi con rassegnazione, vado dovunque). Si striscia, ci si arrampica, si fruga dove si vuole. Pasticceria, banca, casetta con panni stesi, scivoli, bauli, scarponi, vestiti per travestirsi. Riccardo non si lascia  andare subito perché è abituato a non fare nulla di irragionevole… Poverino. Poi finalmente si mette a telefonare da un telefono leopardato, si trova nella casa della jungla, e corre via rimbalzando e scomparendo.
Io mi faccio fotografare vicino al mio cavallo bianco e alla scimmietta, oggi non ho i codini ma i capelli arancioni sì.
Grande sorpresa: prendiamo una specie di trenino che diventa cabinovia. Sale e scende attraversando villaggi, boschi, stanze. Siamo nelle favole di Astrid e una suadente voce svedese traduce in italiano ciò che stiamo vedendo.  Ma quanto mi esalto.
Andremo a cercare queste bellissime e tremende favole per rivivere la magica avventura.
Pranziamo in un chiosco davanti al parco dei divertimenti, Tivoli,  Che  in questo periodo è chiuso.
Mi consigliano un piatto tipico che io provo con entusiasmo. È una specie di piadina calda con dentro würstel, patate schiacciate, salsina, cipolle. È enorme e riesco a spazzolarlo quasi tutto.  Mi piace, inizia a fare fresco, è presto, ma il sole decide di calare dietro i palazzi.
Gita nella città vecchia, Gamla Stan, dove mille pupazzetti natalizi mi attendono morbidosi. Acquistiamo un maglione per Riccardo in stile nordico, carissimo. Fotografo stelle, portacandele, babbi natale.
Federico ci convince ad andare alla Gallerie, una zona commerciale dove si cela Hollister. Una delle nuove catene americane che vendono vestiti per ragazzi. Non ha insegna ma un gigante lampadario kitsch  pieni di gocce di cristallo attende la folla che fa la coda  all'ingresso. Si vende un marchio che non c'è, i profumi caramellosi vengono sparsi nella penombra. Un ragazzotto tutto muscoli dirige il traffico negli spogliatoi. La musica è forte, si sente anche il finto mare californiano.
Biondine annoiate con le infradito e la camicia a quadretti stile boscaiolo annodata in vita fanno scontrini a raffica. Ambitissimo persino il sacchetto che viene tenuto sottochiave. È il regno del nulla dove si vendono vestiti qualunque nel buio, tanto non conta cosa si acquista, basta che abbia il marchio Hollister in evidenza e si è subito cool.
Mi sento molto vecchia e penso a quando sbavavo per i miei pantaloni neri stretti (skinny non si usava ancora) e posso capire.
Ora non interessa il modo in cui ci si veste ma il marchio che si indossa. In fondo da adolescenti si desidera assomigliare il più possibile agli altri e il meno possibile a se stessi.
Scenetta da film: cerchiamo un taxi fuori dall'hotel per andare a cena dai nostri amici Lotta, Bo e Tyra e Moa, le loro biondissime e bellissime bambine.
Si materializza il nostro taxi driver iracheno. Impossibile, tra centinaia di tassisti, proprio lui? Proprio lui. Ci porta con allegria a venti minuti da Stoccolma in un tranquillo quartiere nel bosco, con casette di legno illuminate dalle luci natalizie. È un sogno.
La villetta dei nostri amici è deliziosa e loro ci accolgono con grande calore, candele accese, atmosfera rilassata. Birra, vini, cibi buonissimi. Salmone con dihl e crema con gamberetti. Carne e gratin di patate, assaggiamo l'aringa marinata di Lotta, tipo quella dell'Ikea (che si pronuncia aikia) ma molto più delicata e buona, dolce con panna montata, meringhe e banane.
Riccardo segue le sue amiche nella cameretta che si trasforma in una discoteca con tanto di palla d'argento al posto del lampadario. Si scatenano e anche io ogni tanto vado a fare due balletti su Gangnam style… Mi diverto come loro. Mi parlano in svedese e misteriosamente ci capiamo. Faccio loro le trecce, il tempo vola. Riccardo scrive le parole in italiano e loro in svedese, poi cercano di ripeterle. Arriva a tavola un disegno con la bandiera italiana. Mi commuovo.
Torniamo in hotel col nostro autista preferito che ci porterà anche in aeroporto il 31, visto che ormai il destino ci accomuna.

Lunedì
Vorremmo visitare il museo di Palazzo Reale ma lunedì i musei sono chiusi. Facciamo un bel giro in centro ed entriamo in un vecchissimo caffè per il cosiddetto "fika" ovvero un break con caffè svedese e dolcetti. Ovviamente noi non mangiamo anche se ci vengono offerte magnifiche torte. Qui dovunque c'è il wi-fi così ci lanciamo sulle nostre app.
Incontriamo gli amici da Pub, un bel centro commerciale, dove lavora Maja che era passata dalle nostre parti tempo fa. Ormai iniziamo ad avere parecchie conoscenze in questa bella città. Maja fa la chef in un risto vegetariano. Ci fa preparare un tavolone rotondo in una pagoda di vimini e trova il tempo per mangiare qualche cosa con noi.
Assaggiamo pietanze squisite, tutta verdura cucinata in modo davvero originale, anche se non ho mai fame in questi giorni, faccio il bis di alcune portate.
Giro per la città: mercatino, pattinaggio sul ghiaccio.  C'è un costante profumo natalizio  di spezie e di fritto che inonda le strade.
Anche oggi splendida giornata di sole, non fa troppo freddo e si sta fuori tranquillamente.
Dobbiamo accomiatarci dagli amici. Siamo tutti commossi e ci spiace veramente separarci.  Ci hanno accolti con il cuore aperto e ci hanno fatto vivere la vera Svezia, regalo impagabile, nonostante siamo piombati lì con poco preavviso.
Cenetta al risto dell'hotel… Gamberetti che buoni! 
Ulteriore regalo per  Riccardo allo shop della reception:  l'immancabile renna di peluches.  Guardiamo le foto, scambiamo impressioni, domani mattina si parte con il nostro taxi driver iracheno che ci racconterà un altro pezzo della sua vita, mostrando una notevole brillantezza intellettuale. Ha solo 20 anni, questo è il futuro che mi piace.
La vacanza volge al termine, acquistiamo salmone e caviale in aeroporto, dopotutto è l'ultimo giorno dell'anno!
Un'altra esperienza indimenticabile fa parte di noi.

Foto GiBi