Lib-ri e Lib-ertà - Un'esperienza al Circolo dei Lettori di Crespina


Questa volta, cari Lettori, voglio condividere con voi un’esperienza recente e personale: un viaggio di tre giorni che mi ha fatto riflettere, niente di stratosferico, sia chiaro, non c’è giallo, non c’è romance, non c’è thriller. E qui forse taglio fuori una parte di voi che amate le emozioni forti. Ma voglio rischiare.

Nell’impresa in cui mi sono lanciata da un po' di anni, ossia diventare autrice che pubblica i propri lavori, ho conosciuto persone interessanti, con alcune si è instaurato un colloquio quasi giornaliero, sottotraccia, che varia da situazioni legate alla scrittura e alla lettura a eventi personali. Tra queste c’è Eleonora, che fa anche parte di un gruppo di lettura di un paesino vicino a Livorno, Crespina.
Io ed Eleonora abbiamo scritto due romanzi in momenti diversi delle nostre vite, senza conoscerci, ma che curiosamente hanno come protagoniste una bambina, mamme assenti per vari motivi, papà in difficoltà.

Forse la nostra storia personale, che si riverbera nei nostri primi romanzi (di formazione) ci ha unite, fatto sta che dopo un paio di anni di fitta corrispondenza, Eleonora ha fatto pervenire il mio Ladra di mamme al gruppo di lettura che ha anche letto il suo romanzo Frammenti.
Dopo questa esperienza da parte dei Lettori di Crespina, siamo state invitate da parte della coordinatrice, Federica, a parlarne nella biblioteca dove si riuniscono.
Trattandosi di un appuntamento infrasettimanale, per una volta sono partita da sola, senza marito e figli. Un’esperienza che non facevo da anni e che mi ha dato un senso di libertà inaspettato. Ma andiamo per gradi.

Sono partita in treno, perché odio guidare in autostrada. Alla stazione mi ha accompagnata mio figlio diciottenne Riccardo in scooter. E qui ho avuto la sensazione di vederlo adulto, premuroso. C’è stata tra noi una vibrazione diversa dal solito, come se lui fosse la persona matura e io la bambina, sensazione che mi ha ben disposta nei confronti del viaggio.
In treno mi sono buttata a rileggere il romanzo di Eleonora che mi è sembrato ancora più bello e ben costruito. L’ho finito in poco tempo, quando ero quasi arrivata a Livorno, e non mi sono accorta del viaggio e delle ore che passavano.

Giunta in stazione ho scelto di fare una passeggiata fino all’hotel, assaporando la giornata calda e piacevole, le strade piene di traffico, ascoltando il rumore del mio trolley solitario che arrancava sul marciapiede con il suo trrrtatatan.

L’albergo, vicino al mare, aveva un aspetto antico e avvolgente. La mia cameretta si affacciava su una piazza con la fontana e con i vetri chiusi il silenzio era assicurato. Mi sono rilassata sul letto, senza pensare a nulla di particolare, facendomi attraversare dall’emozione nell’incontrare per la prima volta Eleonora che nel frattempo mi mandava messaggini ansiosi.

Una cosa è scriversi e mandarsi WhatsApp vocali, una cosa è trovarsi di persona, con le nostre fisicità, la faccia tridimensionale, i gesti non più congelati dalle foto.
È venuta a prendermi sotto all’albergo e abbracciarci è stato naturale, così come mangiare insieme, bere un bicchiere di vino, fare una passeggiata sul mare di Livorno con il suo inseparabile Vasco, il cane che non ho dovuto guardare negli occhi per non farlo agitare e lui non ha dovuto farmi le feste che di solito mi spaventano. Ci siamo rispettati a vicenda.
Il passaggio dai messaggi ai discorsi di persona è stato facile, come se la Eleonora delle frasi scritte aderisse perfettamente a quella in carne e ossa.

Giunta la sera dell’incontro con i nostri Lettori, ho cercato più volte di comprendere il mio stato d’animo, ma quella solitudine a cui non sono abituata, quei luoghi estranei e pieni di sole, quell’hotel tranquillo, mi hanno portata verso una deriva di serenità che per una volta riempiva la maggior parte di me, mettendo al muro l’ansia che di solito mi divora.

Un grande tavolo di legno ha ospitato pizze, focacce, tortini di patate impareggiabili, persino il castagnaccio che adoro. I Lettori hanno portato cose fatte da loro, accompagnate da vino bianco e rosso.
Intorno a noi centinaia di libri sistemati in ordine in una grande, spettacolare sala che fu un cinema. 
Per farmi coraggio ho pensato a questi libri come a un abbraccio fatto di tutto ciò che mi hanno insegnato, delle parole che mi hanno salvata, delle storie che ho letto e di quelle che non ho ancora letto o che non leggerò mai.
L’occhio mi è caduto, tra tutte quelle coste, proprio su La storia infinita, uno dei libri magici che mi hanno accompagnata nella mia tesi di laurea, fino alla prima pubblicazione, in cui ho inserito alcuni omaggi al romanzo che mi è tanto caro.

Ho pensato che sarebbe stato opportuno bere un paio di bicchieri per farmi forza, ma il calore di queste persone, che forse mi conoscevano già un po’, grazie alla lettura del mio libro, mi ha fatto sentire subito a mio agio. L’atmosfera era di quelle in cui mi lascio andare senza paura, come quando si fa parte di una famiglia e sai che chi ti sta intorno ti prende per come sei e non devi fare proprio nulla per cercare la loro stima, basta essere te stessa.

Dopo la cena sono iniziate le domande a cui io ed Eleonora abbiamo risposto con naturalezza, come se fossimo tra amici curiosi di conoscere anche la nostra storia e cosa c’è dietro alla scrittura, cosa fa l’editor, quante emozioni vere e quanta fantasia si mescolano in un libro.

Al rientro nella mia stanza, sentire i miei familiari, le loro voci, i loro messaggi, mi ha fatto pensare a quanto sia bello avere delle radici, anche quando si è soli e liberi in una grande città.

Ripenso spesso alla biblioteca di Crespina, ai visi di quei Lettori, alle loro domande e alle loro reazioni. Ho una positiva predisposizione verso la nostalgia.
Nella mia mente quelle ore si sono scolpite come un tuffo in un mondo fantastico fatto di Lettori attenti, con cui è facile toccarsi il cuore a vicenda.

In fondo è tutto ciò che desidero dalla scrittura: dare emozioni e riceverne.

E per questo ho scritto queste righe, per fissare un momento, per inviare un ringraziamento, per ripercorrere un’esperienza che non dimenticherò. 
Spero che questo viaggio insieme a me, fatto più che altro di emozioni, vi sia piaciuto.