Questo essere solitario e un po’ perverso.
Mi circonda ma non lo vedo.
Riesco a intuirlo, a volte, se mi giro indietro di scatto o se guardo dritto davanti a me.
Ma lui sfugge anche nel presente, non riesco a trattenerlo nell’attimo, a cogliere il piacere dell’istante.
Non c’è niente che valga la fatica.
Lo condenso in eventi passati che si affollano maligni nella memoria, pronti a sfuggirmi per sempre, se non rievocati con frequenza.
E il futuro, fetta di tempo che verrà, forse è già stato, magari è lì da sempre.
Lo shock del déjà-vu lo dimostra.
Pronto a impossessarsi della mia vita di cui si ciba, avido insetto, scattante nella sua voracità, sicuro di non lasciarmi lo spazio per reagire.
La quarta dimensione potrebbe essere il punto di incontro tra il tempo e lo spazio.
Il tempo potrebbe essere un grosso ragno.
Mangia ogni nostro attimo nel momento in cui diviene passato.
Il tempo piange sempre.
Le sue lacrime sono il futuro e, nel momento in cui diventa presente, si trasforma in ciò che è stato, nuovo cibo per lui.
Per darci l’illusione della vita.
Noi marciamo verso il suo pianto e lo facciamo vivere.
Foto GiBi