Qui non c'è la nebbia. Ma io la ricordo.
Ero bambina quando in inverno la pianura scompariva lentamente.
L'orizzonte si avvicinava sempre più, ma io non ero sicura che quello fosse il vero orizzonte.
Scrutavo a lungo le ombre che si muovevano come fantasmi attraverso la cortina del nulla.
Senza dubbio al di là c'era la magia di un mondo incantato.
Ho letto un libro in cui le fate potevano entrare nel loro regno solo avendo il potere di alzare le nebbie che lo avvolgevano. Torno alle fantasie di bambina.
Le lunghe distese vuote e infinite aiutavano a creare nuove storie da vivere.
E quando scendeva la nebbia, tutto era ancora più ovattato e misterioso.
Il grande bianco ovunque, che rendeva tutte le cose invisibili. Mi ricordo anche quando andavo in auto su strade incommensurabili, attenta alla riga di mezzeria e ai fari delle auto davanti.
Mio papà guidava nel bianco e io con lui, tesa e vigile.
Vedevo solo a un metro dal cofano e mi stupivo di poter andare avanti, guardando sempre la stessa striscia e le stesse lucine a uguale distanza.
Allora credevo che bastasse pensare intensamente alla riga centrale e alle luci davanti, per essere trasportati incolumi a casa. Per magia.
Foto GiBi