Le streghe danzano

 

Gira, gira il mestolo
Tira su il coperchio
Fuoco, fuoco notte e dì
Le streghe fan cosììì…
 
Arrivare nel paese delle streghe è lunga. 
La strada non finisce mai e il torrente Argentino inganna, nascondendosi tra i tornanti. 
Si arriva un po' storditi, e pronti per una vera avventura misteriosa.
I negozietti scuri come antri vendono gadget che attirano i bambini. 
I cappelli viola e neri con i veli fruscianti li chiamano.
Voglio essere una strega. 
Se ne indosso uno riconoscerò immediatamente i miei poteri magici.
Un'antica donna di bronzo  si staglia contro la valle, impugnando la scopa, accanto al paiolo per le pozioni.
Ci fermiamo per pranzo in una graziosa trattoria. Cibo e vino buoni, compagnia divertente. All'improvviso uno scroscio d'acqua investe il paese, stiamo al riparo, ad ascoltare le gocce che formano suoni diversi.
La passeggiata, dopo il temporale, è ideale per smaltire il pranzo e per osservare il paesaggio avvolto da una nebbiolina incantatrice. 
A Triora si sente la magia della natura che tutto avvolge, interrotta dalle case di pietra. Alcune sono vecchie e diroccate, altre nuove, costruite sulle orme di antiche dimore. 
Il sentiero tra i carrugi offre scorci tenebrosi, angoli di cespugli sognanti, volte che si arrampicano nel nulla. 
Impossibile non lasciarsi andare a suggestioni fiabesche. 
Mi viene voglia di acquattarmi dietro a uno spigolo del muro, per poter spiare in silenzio le voci della memoria, ormai confuse nel brusio della natura.
I giochi dei nostri bimbi interrompono le mie fantasie, mentre li coinvolgo in suggestioni oniriche.
L'ingresso di una bottega nascosta in penombra, appena illuminata da una candela: in un angolo della finestra una fitta ragnatela accoglie il suo imperatore, il ragno grande e solitario. 
Lo scultore, dalla voce suadente, spiega con semplicità il significato dei simboli riprodotti sui ciondoli delle collane. Ne compro uno di pietra, cotta nel fuoco con i simboli basici: 
acqua aria terra fuoco. 
Mio figlio osserva gli alberi scolpiti con il tronco antico  e i volti enigmatici. La natura che diventa umana, perché siamo fatti della stessa materia. 
Ascolterei le parole dell'artigiano - artista a lungo, ma gli amici attendono fuori e, di malavoglia, riemergo alla luce.
Il cammino ci porta alla Cabotina, luogo immaginato come centro di incontro tra le streghe e il diavolo. 
Ma qui non c'è alcuno spirito maligno, se mai si sentono i sussurri del bosco che abbraccia la valle, qualche lumaca passeggia soave, un uccellino ci spia titubante. 
Penso alle streghe del Medioevo che si rincorrevano, gioiose e sapienti, sicure di non fare del male a nessuno, con i loro intrugli guaritivi di erbe e fiori di campo. 
L'ipocrisia, la paura e l'ignoranza le hanno uccise nel fuoco e nel dolore. 
Donne potenti nella loro naturale femminilità, madri e guaritrici, troppo cariche di energia per essere tollerate. 
Ma la loro magia le ha fatte sopravvivere nella memoria collettiva e danzano per sempre nel paese, tra le nuvole e il torrente che accolgono le loro filastrocche sussurrate tra i rami degli alberi.
Io le ascolto e sono una di loro. 

Dodici rintocchi squarciano la notte scuuuura
La danza delle streghe signore di paura
Dalle tenebre sorgete
lento il fuoco nero brucia
Spettri nel castello fate il vostro baaaaalloo!

Foto GiBi