Il Papa se ne va

Il Papa se ne va. 
Non che questo mi renda triste.
Non sono credente e tanto meno cattolica, anche se, mio malgrado, ho assorbito alcuni insegnamenti inculcatimi da bambina, duri da eliminare.
Sono diventata agnostica, aperta a ogni forma di pensiero sull'Universo.
Rispetto però chi crede, chi lo fa sul serio, chi trova sollievo e serenità in un Dio.
Ci tengo molto al rispetto nei confronti di queste persone, sentimento completamente avulso dal mio giudizio sulla Chiesa di oggi.
È così bello pensare a un "padre" eterno e buono che ci segue con amore.
Purtroppo la Chiesa cattolica non mi trasmette gli insegnamenti di Gesù che mi erano piaciuti tanto. La trovo desueta, finta, ben rappresentata dagli apparati sontuosi che ricoprono il Papa e il suo seguito.
Li potrei definire "corte reale".
Perché guardando il Papa io vedo un re, avvolto da gioielli, stoffe preziose, camerieri al seguito. Un re medievale, lontanissimo dalla nostra realtà. Occupato a mantenere la sua corte, a raccogliere fondi per la sopravvivenza dello sfarzo.

Leggo sul "Corriere della Sera":

"Non essendo riuscito a cambiare la Curia, Benedetto XVI è arrivato ad una conclusione amara: va via, è lui che cambia. Si tratta del sacrificio estremo, traumatico, di un pontefice intellettuale sconfitto da un apparato ritenuto troppo incrostato di potere e autoreferenziale per essere riformato. È come se Benedetto XVI avesse cercato di emancipare il papato e la Chiesa cattolica dall'ipoteca di una specie di Seconda Repubblica vaticana; e ne fosse rimasto, invece, vittima."

Ma come? A me non è sembrato affatto che questo Papa volesse fare delle riforme. Quali riforme? Mi è sembrato un Papa conservatore, legato alle antiche tradizioni, alla Messa in latino (peraltro suggestiva), contrario a un ragionamento moderno sulla famiglia, sull'aborto, sulle nozze tra gay.
Di quale emancipazione stiamo parlando? Forse mi è sfuggito qualche cosa.
Il suo predecessore piaceva tanto perché, nonostante fosse anch'egli conservatore, aveva un modo amorevole di porsi verso il popolo che lo adorava.
Ratzinger appare più duro, distante, non è un personaggio simpatico.
Una mia amica ha detto: "ma è molto colto". Ben venga. Meno male, almeno la cultura.
Chi fa carriera all'interno dell'apparato ecclesiastico deve studiare, deve essere ben preparato per affrontare le difficili pieghe della fede e le sfide della diplomazia. Non trovo che questa cultura sia sinonimo di fede.
Da bambina mi avevano insegnato  che Gesù era povero, che difendeva chi non aveva nulla, i "diversi", chi "peccava".
Ora assistiamo a una Chiesa che, dietro lauto pagamento alla Sacra Rota, scioglie i matrimoni "voluti da Dio".
Una Chiesa che, però, formalmente, rifiuta i divorziati, con una sorta di ipocrita lontananza dalla realtà.
Vediamo una Chiesa che non tende la mano alle coppie che desiderano avere un figlio e che vorrebbero umanamente evitare di far nascere un bambino portatore di una malattia ereditaria.
Trovo una scandalosa ingerenza della Chiesa nella nostra politica, che non riesce a inventare posizioni moderne, in linea con il resto del mondo occidentale.
Siamo ancora oppressi culturalmente da questo piccolo Stato (già parlare di Stato, quando vorrei parlare di fede e amore mi mette a disagio), potentissimo in casa nostra e nel terzo Mondo, per fortuna molto meno nel resto del mondo occidentale.
Eppure se vado a vedere chi va in Chiesa mi rendo conto che si tratta, nella maggior parte dei casi, di persone anziane, a volte di bambini ancora incanalati nei riti della Prima Comunione e della Cresima. Premio un bel vestitino e la festicciola.
Dubito che a quell’età siano ispirati da afflati spirituali.
Vedo grandi folle a San Pietro, a Roma, dove la figura carismatica del Papa, chiunque esso sia, attira ancora, tra telecamere e flash, molta gente che si sente protagonista di un evento ed eccitata alla presenza di una personalità di grande rilievo.
Ma la maggior parte della gente comune, anche chi si professa credente, perché non va in Chiesa?

Sempre dal "Corriere della Sera":

"L' Osservatore romano scrive che aveva deciso da mesi, dall'ultimo viaggio in Messico." 

E  allora perchè tutta quella campagna pubblicitaria del papa su Twitter?
Mi spiace, ma il mistero sulla decisone di Benedetto XVI di dimettersi, esiste.
Non me la danno a bere, credo che sotto ci sia qualche cosa di strano e misterioso.
Non sapremo mai la verità, secondo tradizione.
Questa ostinazione da parte della Chiesa di occultare la verità, di dare un'immagine di se stessa lontana dalla realtà è triste. Laddove dovrebbero trovarsi verità e trasparenza vigono leggi oscure che appannano il vero significato di Chiesa cattolica.
Ho assistito a centinaia di messe. Fino a 18 anni sono stata obbligata a frequentare la Chiesa di domenica.
Visto che si trattava di un obbligo, ho cercato di approfittarne per provare ad approfondire il mio approccio con i preti, le preghiere, l'atmosfera cupa delle funzioni, la drammatica teatralizzazione della morte durante i funerali.
La paura ha sostituito l’amore. La paura di peccare, di morire, di andare all’inferno, la paura del giudizio divino, la paura di rimanere soli.
Ho provato e riprovato a capire la liaison tra ciò che avrebbe detto Gesù e la messa in pratica dell'apparato ecclesiastico. Non ho mai trovato collegamenti. Sembra che, per paradosso, la Chiesa di oggi faccia esattamente l'opposto. Invece di parlare d'amore, parla di paura.
Ho trovato però sul mio cammino qualche prete o frate eccezionali, veri, sinceri, devoti in modo commovente.
Per me questi sono la Chiesa, pronti ad aiutare i più deboli, lontani dai fasti di Roma, sicuramente inadeguati per fare carriera. Concreti, disposti ad accogliere tutti, anche i divorziati, anche gli angeli caduti. Grazie per esserci e per dare una boccata d'ossigeno a una fede che si sta perdendo.
Parlare del ruolo della donna o della banca vaticana, lo IOR, mi è difficile, talmente gravi sono questi argomenti.
Nonostante le mie remore nei suoi confronti, sono veramente grata al cattolicesimo per l'immenso patrimonio artistico che ci regala, sparso su tutta la nostra meravigliosa Italia. 
Entrare in una Chiesetta dell'entroterra in stile barocco, miracolosamente sopravvissuta negli anni alle intemperie e ai terremoti, è impagabile. 
Pensare che tanti fedeli hanno donato soldi e gioielli per potersi costruire un rifugio nei confronti della realtà, un luogo sicuro dove entrare in contatto con Dio, mi permette di perdonare tante cose a questa Signora Chiesa veramente decrepita.
Ho letto poco tempo fa un libro di Paolo Farinella, prete: "Habemus papam. La Leggenda del Papa che abolì il Vaticano (2012)". Inquietante e presago.
Ne hanno fatto anche un film, ma il libro è un po' diverso.
Me lo aveva regalato una cara amica che lo conosce personalmente e che sa di cosa sia capace quest’uomo.
Non le manda a dire Paolo Farinella, prete.
Mi piace molto per la sua schiettezza e per non volersi nascondere dietro ad ipocriti pensieri e riti ormai vuoti.
È un uomo - prete coraggioso, di quelli che stanno a contatto con la vita delle persone, un po' come Don Gallo. Uomini veri che osano sfidare la "corte romana", in sintonia con la gente che ha davvero bisogno di credere in Dio e nella sua misericordia.
Mi scuso se sono stata troppo diretta, non voglio offendere chi crede in questa Chiesa.
Il rispetto reciproco è alla base del mio modo di pensare.
La mia opinione  è ovviamente personale e deriva dal percorso che ho fatto.
Ho studiato catechismo con cura, ho cercato di capire, ho fatto la Comunione e la Cresima, mi sono ripetutamente confessata, pur non trovando grandi peccati da raccontare a un estraneo, ma solo per un senso del dovere. 
Mi sono sentita in colpa per non essere riuscita a percorrere le strade proposte e imposte dalla Chiesa che fa parte della nostra cultura.
Ho compreso che è solo tutta questione di vero amore.

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Era solo un secchio bucato e arrugginito, abbandonato come rifiuto senza senso.
Mani di poeta che oltre la ruggine vede lontano l'offrì ad una zampillante fontana di campagna.
Il secchio è pieno d'acqua di sorgente senza esaurirla, e tracima dall'orlo e dai buchi, icona di Amore che nel darsi tutto trova il segreto per mai svuotarsi. (Testo di Paolo Farinella, prete)

Immagine creata da AI