I sogni normali



Vedo la sua faccia furiosa nelle foto un po' paurose che pubblicano i giornali.
Lo vedo ululare in qualche breve spezzone nei TG con i riccioli grigi al vento.
È lui. Grillo. Quello che mi faceva sbellicare dal ridere da ragazzina.
Una volta avevo visto il suo spettacolo a Imperia, tanti anni fa. È stato l'unico caso in cui mi veniva da urlare per quello che diceva. Neanche i concerti dei miei cantanti preferiti riuscivano a smuovermi in quel modo.
Oggi quindi posso dire sicuramente che il Grillo nazionale è un personaggio carismatico.
Dopo decenni di noiosa politica, di vergognose ruberie, di indicibili inciuci, di vecchi al potere, arriva lui.
Ma lui è vecchio. Pure lui.
"Vecchio" non in senso negativo, solo dal punto di vista anagrafico.
È lui che ha guidato la rivoluzione di stuoli di giovani, finalmente indignati, stanchi di false promesse.
Mi chiedo però perché i giovani debbano essere guidati da un "vecchio". Come mai i giovani non sono riusciti a trovare un leader della loro età?
Gaber diceva: la mia generazione ha perso. Mica tanto.
Quella che ha perso veramente è la mia generazione.
Quelli che negli anni Ottanta erano ragazzi. Eravamo persi nel nulla. Indifferenti alla politica, attratti o dalle mode punk o da quelle paninare. Non c'erano ideologie, mancavano le idee.
A volte ci perdevamo dietro a filosofi lontani. 
Studiavamo perché è così che si fa, nessun pensiero concreto sul futuro.
Non ci siamo preparati a diventare la classe dirigente del paese. Siamo rimasti bloccati dai nostri padri, spesso dai nonni, che continuano a occupare i punti chiave.
Forse loro erano mossi da maggiori entusiasmi, avevano visto direttamente le conseguenze delle guerre.
E ora pare che sia il turno dei nuovi giovani. Forse.
E noi? Dove siamo rimasti? Guardiamo Grillo come se fosse il Messia, oppure il Diavolo.
Siamo ancora confusi, non sappiamo chi votare. Stiamo alla finestra a vedere cosa accade, un po' increduli.
Mentre alcune centinaia di furbetti ignoranti e grezzi se la spassano con i nostri soldi, ben ancorati alle loro poltroncine tristi, noi stiamo lì a dubitare, a pensare, a filosofeggiare, forse a sognare.
Io sogno uno Stato un po' nordico, sogno partiti impegnati a trovare soluzioni concrete per migliorare la mia vita quotidiana. 
Vorrei strade senza buche che sembrano crateri, vie illuminate alla sera, negozi aperti nel centro della città, autobus efficienti, treni puliti, aiuti alle famiglie che decidono di far nascere figli, scuole moderne, con programmi interessanti, collegate con il mondo. 
Voglio al cinema i film in lingua originale con i sottotitoli in italiano. 
Sogno un fisco normale, in cui basta presentare tutti gli scontrini delle spese, la tua busta paga, e lui ti calcola quanto devi pagare. 
Mi basterebbe non dovermi ricordare di tutti i bolli dei mezzi di trasporto della famiglia, sarebbe facile trovare un modo per evitare multe assurde. 
Vorrei poter rispettare le regole, ma quando sbaglio, mi piacerebbe vedere un Vigile che me lo fa notare con il sorriso, non urlando improperi e fischiando come una locomotiva. Vorrei andare in ufficio serena, anche se sono una donna, sicura di essere apprezzata per quello che sono e di poter far carriera anche se ho scelto di avere due bambini. 
Amerei poter dire ciò che penso, sempre nel rispetto degli altri, senza temere ritorsioni. 
Mi piacerebbe che le grandi compagnie telefoniche e tutte le aziende importanti non ci trattassero come numeri o come imbecilli. Che ci lasciassero scegliere serenamente se volere ricevere le loro offerte o no, che il mio telefono privato, iscritto nell'elenco di chi non vuole essere disturbato, suonasse solo per farmi ascoltare le voci degli amici e non centralinisti isterici e mal pagati. 
Vorrei avere indietro il mio tablet, ancora in garanzia, in tempi normali, senza dover minacciare di far scrivere al negozio da Altroconsumo.
Preferirei non pagare il Canone Rai perché ci sono già le pubblicità. 
Vorrei accendere la TV e ascoltare TG normali, con notizie offerte con garbo, anche belle, senza tutti quei morti, gli allarmi per ogni cosa, immagini violente. 
Vorrei giornalisti che fanno i giornalisti e che non suonino come il megafono di chi li sponsorizza. Sarebbe anche possibile non trattare più la politica come una partita di calcio? Cosa vuole dire essere di destra o di sinistra? Non si può semplicemente essere se stessi e ragionare con la propria testa? Le cose buone non sono né di destra né di sinistra, le cose buone stanno dalla parte dei cittadini e tutti dovremmo fare a gara, gratis, per attuarle. 
Mi piacerebbe collegarmi gratuitamente via internet, e avere tariffe comprensibili per il mio cellulare. 
Vorrei che la mia azienda di famiglia, molto piccola, potesse essere aiutata in modo trasparente, solo nel caso in cui se lo meriti e che facessero sparire i quintali di obblighi burocratici che affossano anche il più diligente degli imprenditori. 
Sarebbe favoloso che le verifiche degli enti preposti avessero un senso e non fossero paurose e non facessero perdere ore preziose di lavoro. Perché a chi lavora in proprio le ore di lavoro non le regala nessuno. 
Sogno di entrare in un ufficio pubblico e vedere lavorare solo i lavoratori che realmente sono necessari, pochi ma buoni. Utili alla società, desiderosi di risolvere il mio problema, perché sono io che li pago. E i dirigenti di queste entità perse tra le nuvole comprendere cosa sia veramente utile allo Stato per il suo sviluppo, per il suo benessere.
Tutti questi sogni sono normali, ognuno di noi li ha. Il vecchio Grillo lo ha capito con un'intuizione eccellente.
Lui ha ascoltato le piazze e ha capito cosa fare.
Ma io rimango nel dubbio: è giusto così? Grillo si trasformerà in un dittatore come tanti paventano? I giovani coinvolti in questo movimento saranno in grado di dare ciò che promettono?
Reggeranno? Reggeremo? Questa ribellione riuscirà a essere positiva? La rabbia sarà veramente condita con una speranza di pace?
Ed eccomi di nuovo a dubitare, a farmi domande, a ragionare.
Al Liceo mi hanno insegnato a fare così. Leggo i giornali di matrice politica diversa, cerco di capire, di farmi la mia idea. Soffro perché fino a ora la confusione regna sovrana.
Ci siamo ridotti a essere persone con sogni normali. 
Abbiamo perso qualche treno, in fondo vorremmo che la speranza non avesse proprio la faccia di Grillo.
Per ora è questo che passa il convento.
In attesa di un viso giovane, che sarà più giovane di me, dopo tanti molto più vecchi di me.
Come diceva qualcuno con allegra ironia: così è la vita.

Immagine generata con AI