Tre fili di perline africane

Nel portafoglio ho il suo nome con il numero di cellulare.
Aisha è un dono della natura.
Sul viso ha piccoli  tatuaggi neri che abbelliscono lo sguardo.
La pelle color ebano, i denti bianchissimi, il sorriso aperto, il cuore grande.
Mi siedo accanto a lei, curiosa di conoscere chi è nato lontano da me. Mi accoglie all'ombra, spostando tutti i colori dell'arcobaleno catturati su teli di cotone e lino.
Mi guarda dritta negli occhi, e con dolcezza mi porta in Senegal.
- Lì la gente si vuole bene, siamo una comunità, non ci sono differenze di religione, ognuno crede in ciò che vuole.
Grande pensiero.
- Quando vieni in Senegal sarai ospite in casa mia, ecco il mio numero di telefono. Non costa molto il viaggio. E, quando tornerai in Italia, avrai due cuori. 
Rimango sbalordita. Io non sarei mai stata capace di invitare a casa mia la prima sconosciuta che passa. E non sarei riuscita a pensare di tornare da un viaggio con due cuori: che poesia.
Nella vita si imparano tante cose e oggi l'insegnamento è: fidati.
Ci mettiamo a chiacchierare come vecchie amiche. 
Ha tanti figli, alcuni lavorano in Italia. Le chiedo come si trova: - A volte bene, in questa zona tante amiche simpatiche, ci vediamo ogni anno.
In autobus però alcuni, quando mi vedono, stringono la borsa e si scostano. Perché sono nera. Ma il sangue è rosso per tutti.
In così poche parole quanta verità.
Mi vergogno un po'.
La guardo negli occhi e sento che entrambe amiamo le cose e le persone diverse da noi. Lei è più coraggiosa di me, esplora il mondo.
- Viaggiare è conoscere e in questo modo si capisce che siamo tutti uguali. A fine settembre torno a casa. Così in Senegal fa caldo e io vivo sempre al caldo, con il sole. È bello. 
Saggia Aisha.
Tira fuori dalla sua borsa un delicato braccialetto fatto da tre file di perline luccicanti. Me lo mette al polso con gli occhi lucidi: questo è un regalo,  l'ha fatto mia nonna, è morta tre settimane fa. Aveva centotre anni. Me li faceva sempre per le amiche. 
Condivido i lucciconi negli occhi e osservo: tu non eri con lei quando è mancata.
- No e neanche mia sorella, anche lei è in Italia.
- Grazie per questo dono, lo tratterò con amore.
- Stasera cous cous per gli amici. Vieni alla spiaggia?
Purtroppo non posso… Però mi incuriosisce il suo cous cous.
- Come lo fai?
Si illumina tutta e spiega:
- Cous cous da una parte, cipolla dall'altra e pollo separato. Poi tante, tante verdure. Quando assaggi il mio non ne vorrai altri.
Le credo ciecamente e sento già il profumo di spezie che viaggia dalle sue belle mani al mio naso.
Prometto di impegnarmi per assaggiarlo, prima o poi. Proprio qui, sulla spiaggia, con il rumore del mare che è lo stesso del suo mare di Dakar, dalle sabbie fini.
- C'è un grande lago rosa, Retba si chiama, lo sguardo perso verso sud. Cercalo  su internet.
Eseguo con entusiasmo.
È ora di andare, le tengo compagnia finché non termina di comporre lentamente la sua cesta, con quei fantastici spicchi di stoffe colorate. 
Si allontana fiera, il portamento di una vera regina, la cesta sul capo.
La guardo finché non diventa piccola piccola e scompare dietro alla curva della spiaggia.

Foto Gibi