Già che sei in piedi, mi passi la panna?


Pavel è il re della nostra vacanza. Un po' accigliato, con la battuta pronta.
È il cameriere della sera all'hotel Masl, un'oasi di benessere e felicità per grandi e piccini.
L'aria teatrale, pare uscito da un film degli anni Trenta.
Quando ti guarda sembra fare una radiografia, catalogandoti nel suo libro degli ospiti. Chissà noi in che lista siamo.
Direttamente dalla Repubblica Ceca parla tedesco e italiano con uno strepitoso accento russo.
- ho 57 anni ma 20 passati con comunismo fanno doppio.
- vuoi acqva? Prenditella.
- qvalcuno vuole da berrreee?
- wir llebben nur einmalll.
Con il gilet di velluto, la cravatta e il ferma cravatta perfetti, i baffetti precisi, si muove nel bar come un divo e ti viene da metterti sull'attenti, in attesa di istruzioni.
Può essere il tuo migliore amico, come quello che ti manda a quel paese senza tanti complimenti. Lo adoriamo.
Al mattino lo si può trovare sulle piste da sci con la sua tuta nera, in solitaria.
Il nostro gruppo è variegato e diversificato. Non si può spiegare ma, nonostante l'elevato numero di persone, ho perso il conto, siamo riusciti ad andare d'accordo e a trascorrere una piacevole vacanza.
Abbiamo una Simo e un Simo, due Riki (uno grosso e uno piccolo), gli altri posseggono nomi diversi.
Siamo sulla neve, nonostante le temperature alte, il sole costante, l'aria di primavera.
Una settimana di vacanza all'inizio sembra un'eternità, ma, varcato il mercoledì, si precipita verso la fine alla velocità della luce.
Lo sci è bello eccetera ma a me interessa molto ciò che si può fare in hotel: la piscina ha una porta scorrevole che al mio arrivo si apre all'esterno e ci si trova a sguazzare tra la neve. Ogni mattina, prima di imbardarmi come una matrioska per andare a sciare, scendo a fare una nuotata seguita da idromassaggio molto caldo e doccia.
L'attrazione preferita dal gruppo è la merenda al rientro dallo sci: ci attendono quattro o cinque torte sfornate in paradiso, condite da cucchiaioni di panna montata, creme di cioccolato o vaniglia. Ci sediamo intorno al grande tavolo alla spicciolata. Il pensiero unico dell' ultima mezz'ora è stato: "torta - panna".
Pavel compare allargando le braccia e declamando:
- Qvalcuno vuole da berrreee?
- Numero camera gvazie! Sopportando ogni volta la lotta perché tutti vogliamo pagare e non riusciamo a metterci d'accordo. Ho la sensazione che poi decida lui, trovando l'armonia perfetta dei conti.
Le cameriere sono vestite in stile tirolese, la nostra è bionda e teutonica, dal sorriso cordiale, molto paziente con questo gruppo di bambinoni confusi in piena regressione.
La cena ha luogo dalle 19 alle 20 e non oltre. Bisogna attenersi a questo orario, col risultato che si finisce ad aggredire l'ampio buffet alle sette in punto. I primi, chissà come mai, sono sempre Simo (lui) e Ni. Veri mangioni, seppur inspiegabilmente magri. Il rito della decisione dei piatti da scegliere per il giorno dopo ci manda in paranoia... Siamo ottenebrati dal cibo e dal vino che stiamo gustando e pasticciamo sul menu, totalmente incapaci di fare scelte coerenti. Infatti la sera dopo i conti non tornano, "carta canta" non funziona, spetta alla nostra bella bionda risolvere i conflitti. Simo (lui) deve sottrarre alla moglie i piatti che ruba sempre agli altri perché in realtà non vede l'ora di abbuffarsi su qualunque cosa, da brava nordica. Racconta di essere vegetariana ma si tratta di una tecnica per confondere il nemico.
- Già che sei in piedi mi prendi l'acqua?
Chi si alza è perduto e deve fare da spola più volte dal tavolo al buffet.
Noi signore ci raccontiamo le meraviglie dei massaggi con olii, campane, coppette... dei bagni nel latte, dei rotolamenti nel fieno, dei raggi infrarossi, saune, bagno turco, corsette nell'acqua gelida.
Lo sci del mattino non è nulla rispetto alle attività del pomeriggio. Si parte sempre più tardi, poi si finisce presto perché col caldo la neve diventa molla, ci sacrifichiamo molto felicemente in hotel, baloccandoci fino alla sera che si chiude con la grappa ai mirtilli e Pavel che ci guarda dall'alto del bancone, un po' brillo pure lui.
Tra noi c'è Ste, che dice di non essere abituato alle vacanze, mentre sembra il più a suo agio: non si fa mancare massaggio, gite con le signore che non sciano, visita alle caprette e al cavallo ogni mattina inseguito da Riki (piccolo).
Riki (grande) ciondola tra una birra e una cotoletta rubata ai giovani, cercando il massimo benessere ed elargendo qualche lezione di sci nei momenti di ottimo umore.
Quando raggiunge lo scazzo si eclissa elegantemente, per ricomparire al buffet con un grande sorriso sornione.
Fra pensa di rompersi subito la mano, incidente passato in secondo piano a seguito della caduta in simultanea dell'amica Simo (lei) che invece si è rotta un femore, trascorrendo mestamente la vacanza al vicino e perfettamente organizzato ospedale di Bressanone.
Poi abbiamo Bru che si è subito accapigliato con me per la questione della scuola di sci. Io voglio che i figli si iscrivano alla collettiva, lui no. Vinco io ma non è contento che L., sua figlia, non possa sciare con lui, così mi tiene i musi per tutta la
vacanza. Io mi consolo con sua moglie Lori che è un angioletto sereno, gentile e materna. E poi so che anche lui mi vuole bene.
Poi però torna all'attacco perché non è soddisfatto dalla scelta delle piste che faccio io (più facili possibili).
Battibecchiamo amichevolmente e lo esorto a non rompere le scatole, sempre amichevolmente.
La mia amica Ni ha lo sguardo beato, ci lanciamo cenni d'intesa, a siglare la felicità che ci accomuna in questo luogo.
Non spiccichiamo parola, al contrario di come facciamo durante le nostre passeggiate sul mare. Ci meraviglia la mancanza di cicaleccio, ma siamo in uno stato di beatitudine e non c'è altro da aggiungere.
Simo (lui) ogni sera a tavola propone il gioco dei tappi di sughero, sì sììì, molto divertente. I maschi tentano di ripetere i giri con le dita con scarsi risultati.
Oggi non scio, vado con Lori, Fra, Ste e il proprietario dell'albergo alla malga Fane. Lunga camminata nella neve in salita.
Dopo l'ultima curva si apre un panorama silenzioso.
Solo casette di legno in un mare di neve.
La pace del mondo abita qui.
Lascio correre lo sguardo. Respiro. Il tempo è fermo, finalmente. Non manca nulla.
Potrei entrare in una baita e stare lì per l'eternità.
Una grande frana interrompe il sentiero.
Vecchie pietre d'oro e d'argento mischiate a neve e zolle di terra. Ecco la sua affascinante composizione. È paurosa e bella.
La scavalchiamo con qualche difficoltà, seguendo lo stambecco che è l'uomo dell'hotel, quasi settant'anni e la grinta di un ragazzino. Poche parole. Un passato in quel paesino, Valles, quando non c'era il turismo. Bello sentire i racconti d'altri tempi con l'eleganza di un uomo di montagna.
Bevo una Weizen, lui un bel bicchiere di rosso con il canederlo nel brodo profumato.
Altre frane scivolano paurosamente verso le case. I boati ci spaventano.
Al termine della visita l'uomo della montagna scarica dalla spalla lo slittino di legno e si lancia con leggerezza per la discesa. Lo troveremo bello fresco al termine del sentiero, dopo la nostra ora di cammino.
Alcuni di noi decidono di prendere una carrozza a Maranza. Un luogo pieno di sole e pendii gentili. L'uomo del cavallo è massiccio, indossa un'ampia palandrana, un cappellaccio a larghe tese. È perfetto con il frustino in mano.
I personaggi calati nel loro ruolo sono il sale della vacanza. I suoi cavalli sono possenti, gloriosi. Ci portano in una folle corsa sulla neve ghiacciata slittando paurosamente, ma mi fido del cocchiere che sa il fatto suo.
Nel bosco incantato la vista si perde tra i fusti degli abeti profumati.
Alla sera andiamo a trovare all'ospedale la zia Simo (lei) che è un angelo e si preoccupa solo per noi, anziché per il suo dolore. Siamo tutti dispiaciuti per questo incidente che non le permette di godersi la vacanza.
La sua amica Fra potrebbe essere la mia amica. Mi trovo in sintonia con lei, scambiamo pareri e pensieri. Mi piace il suo lato da solitaria, l'ironia, l'intelligenza.
Simo (lui) si esibisce con grande serietà e compostezza in un tuffo in piscina, indossando la maschera leopardata da sci di sua figlia. Gli astanti lo guardano allibiti, la moglie si sganascia dalle risate.
Ro alterna momenti di beatitudine a grande nervosismo, come quando un bell'imbusto lo investe, rompendogli lo sci e regalandogli una spalla dolorante.
Sciare è forse pericoloso? A vedere le decine di persone in ospedale ogni giorno in tuta da sci e qualche cosa di rotto, sentendo gli elicotteri che si avvicendano costantemente non è bello.
Ma vedere Ro sereno in piscina che fa ripetere a Riki (piccolo) la tabellina dell'otto mi rassicura. È felice anche lui.
Alla partenza dello ski-lift c'è un omino triste che si nasconde dietro a grandi occhiali scuri. Provo a salutarlo con allegria in italiano un giorno, in tedesco un altro, ma lui non si smuove. Fa il suo lavoro senza entusiasmo. Mi spiace. E per non rovinare il quadro perfetto l'ultimo giorno viene sostituito da un collega gioioso che mi chiama super mamma e ricambia i saluti entusiasti. Con noi ci sono pure figli vari, tutti in età adolescenziale e quindi pieni di brufoli, oltre a Riki (piccolo).
Misteriosamente non li abbiamo percepiti per tutta la vacanza. Ogni tanto vedevamo delle ombre nella notte, forse erano i pargoli cresciuti, il conto lo abbiamo pagato anche per loro e in auto al ritorno sono ricomparsi. Si può dedurre che fossero in hotel con noi, ma non ne siamo sicuri.
Bru continua a tormentarmi perché vuole partire tardi, noi vogliamo andare via presto, lui si scoccia perché vuole prima andare in piscina. Io sbuffo e parto ugualmente.
Ma perché ce l'ha con me?
Al ritorno alcuni di noi si fermano al Muse di Trento, un magnifico museo tra le Dolomiti che ci fa capire perché al nord est non si sentano italiani. Per fortuna è progettato da Renzo Piano che è italianissimo. Un gioiello.
Bru con una parte della comitiva ci raggiunge e continua a a fare la racchia.
Alla fine cerca di recuperare rifilandomi una scheda di ricarica per il mio cellulare ma io non mi faccio corrompere, mi devo vendicare anche se gli voglio bene... e cosa c'è di meglio di un bel raccontino che rimarrà sul mio blog?

Foto GiBi