In una piazza surreale le voci si mischiano in un brusio indistinto e sommesso.
Operai che lavorano, loro sì, sicuramente per qualche cooperativa, tagliano le palme di piazza Calvi in apparente indifferenza. Lunghe foglie cadono svolazzando nel vento fino a posarsi a terra con un tonfo.
Il tonfo della città che implode tra le aziende che chiudono e gli scandali leggeri e pesanti del suo Capo in prigione.
Ormai è tardi, si mormora. Ormai è tardi.
Una classe dirigente zitta, prona. Guai a parlare, a ragionare, a sottolineare gli sbagli.
Sono lí, guardinghi, accodati. Sperano che nessuno li scopra. Fanno la faccia di circostanza e sfilano accanto al dolore che hanno causato.
Lacrime di coccodrillo.
Tutti in silenzio, perché chi in famiglia non ha qualcuno che deve rendere grazie.
E cosi la città è morta piano. Tra quintali di cemento nel mare, tanto c'è spazio.
Le strade no. Le buche stanno bene.
La ferrovia no. Meglio rimanere nell'isolamento. Tanto le
fabbriche hanno chiuso.
Tutti a lavorare negli enti pubblici.
Tanto i turisti abbandonano lentamente la Rivera dei Fiori.
Facciamo un bel progetto. Spendiamo 50, 100, 250 mila euro per qualche cosa che non servirà mai. Ma facciamo finta.
Cravatte e tacchi a spillo. Convegni, sorrisi. La dieta mediterranea. L'olio di oliva taggiasca.
Cosa ci rimane?
Gli errori, le strade più brevi, le finte si pagano a caro prezzo.
Tutti paghiamo. E i negozi chiudono. Perché chi compra? Ma arrivano i franchising. Tutto bene.
Le bandiere dei sindacati e di qualche partito si alzano.
Sembra di essere prima di un funerale.
Le voci salgono. Si accende la musica. Ci sono i lavoratori di altre aziende. Solidali e preoccupati. Si parte. Si parla. Si discute.
Le nuvole accompagnano questo corteo triste.
Un vento incerto increspa le bandiere e i cuori.
Una folla che cresce. Per una volta Imperia è unita, è sveglia. Forse.
Questa manifestazione è politicamente corretta. Non fa male a nessuno.
Il male è già stato fatto.
Percorriamo mestamente via Amendola. Ormai è tutto inutile, ma chi ha il coraggio di dirlo?
Vedo i lavoratori Agnesi con i loro cartelli di cartone al collo. Mi vengono i brividi. Famiglie a casa senza soldi.
Money dei Pink Floyd.
E il cielo è sempre più bluuu. Nannanannaaanaaa.
Ma non quello di Imperia.
Il blu Agnesi non ci appartiene più.
Foto GiBi