Finalmente sono riuscita a ficcare il naso in un campo di lavanda.
Dopo anni passati a lagnarmi perché non ero ancora andata in Provenza, il desiderio è diventato realtà.
La mia amica Nina aveva notato il manifesto di un'agenzia che organizzava una gita a Valensole, in occasione della festa della lavanda.
Detto fatto.
Dopo molte ore di pullman trascorse ad ascoltare la voce soave della guida e a dormicchiare nel mio collare da viaggio, eccomi nel viola dipinto di viola.
Vorrei sdraiarmi su questi cuscini di profumo ma cerco di non rovinarli.
I turisti che annusano furiosamente sono tutti italiani e giapponesi.
Per qualche misterioso motivo molte persone si sono vestite color lavanda e stanno molto bene nei campi.
Io ho la mia ciocca di capelli violetta. Ma è un caso.
Sembra proprio di stare nelle foto pubblicitarie che si vedono su Google per il salva schermo del pc.
Le api svolazzano come matte, ciucciano, esplorano, ronzano e si fanno fotografare mettendosi in posa, sbattendo le ali come se fossero lunghe ciglia vanitose.
Valensole è un paesino grazioso che odora di lavanda.
Non è la sua festa? E dunque lavanda in ogni angolo, sui banchetti del mercatino ovviamente, ma anche sulle porte, sulle finestre, per terra, come un tappeto odoroso che ad ogni passo scricchiola ed emana profumo.
Un giovane ne regala mazzi a tutti, prelevandola da un bel carretto di legno. La vedo spuntare da zaini borse, sporte, tasche. È così che si fa!
I bambini la vendono in un mini banchetto.
Il bel fiore viene declinato nei modi più impensabili: profumi, olii, saponi, deodoranti, liquori. Alcuni banchi sono piccoli capolavori.
Una commerciante mi vieta di fotografare la sua merce perché sostiene che si tratta di un marchio registrato. Non esageriamo, ma rispetto la sua volontà, dopo aver scattato una foto, naturalmente.
Mi diverto ad immortalare i passanti. Non è un'operazione facile. Devo mirare a qualche altra cosa per confonderli e poi zac, all'improvviso devio la traiettoria e li becco. Non se ne accorgono mai. È un'arte affinata negli anni.
La mia amica come sempre pensa al cibo con una certa insistenza. Meglio assecondarla se no si trasforma in un malefico Troll norvegese.
Io ho lo stomaco sottosopra a causa del viaggio ma entro volentieri nel super per acquistare favolosi formaggi francesi e la baguette. La cassiera non vuole metterla nel sacchetto. Dimenticavo che si pone sotto il braccio.
Ci accomodiamo sul prato, tiriamo fuori le posate di plastica e come due dame consumiamo il pasto francese.
Ci incamminiamo verso la chiesetta tra stradine pedonali, negozietti deliziosi e parecchia gente. Sembrano tutti felici.
Andiamo in bagno e ci accolgono ballerini di una certa età vestiti in abiti tradizionali che danzano in una sala divertendosi parecchio.
Si vede che non è solo una festa per turisti, ma tutta la popolazione partecipa con gioia. È questo che fa la differenza.
Acquistiamo il miele di lavanda, le saponette di lavanda, i sacchetti con lavanda e torniamo a riposare sul prato.
Ci sdraiamo in perfetta beatitudine. Le nuvole gironzolano ma non piove e la temperatura è giusta. Scopro che la cicala è il simbolo del paese. Ecco perché è dappertutto, ma di color lavanda.
E il dessert? Ovviamente un fresco gelato lilla.
Ci fermiamo a fotografare altri campi di lavanda: i cespugli, i filari, i singoli fiori, i turisti nel campo, noi che ci mettiamo in posa. E poi i campi di girasoli che non c'entrano ma sono gratis.
Prossima tappa: Manosque dove per terra quattro mani che simboleggiano le quattro porte d'ingresso accolgono i turisti. Pare che la parte antica abbia origine celtica. Meglio così. Noi vediamo muri medievali, la Chiesa romanica dell' undicesimo secolo con la sua Maria di legno dalla storia antica.
Il cielo diventa sempre più nero e brontola. Ci affrettiamo verso l' unico bagno pubblico, di quelli che sei sicuro ti risucchieranno per il resto della vita. Così ci teniamo la porta a vicenda, sacrificando un po' la privacy ma uscendo felici dallo psicodramma che ha contagiato quasi tutti i passeggeri del nostro glorioso Mambertobus.
Appena saliti, grosse gocce bagnano l'asfalto. Grazie santa Maria di Provenza.
La guida è molto paziente e fa pure il caffè, noi ci abbandoniamo nelle poltrone un po' tramortite e soddisfatte, con l'odore forte di lavanda che esce da ogni borsa.
Foto GiBi