Nell'agriturismo di Paolo Rossi che non c'è


2014
Tanto lavoro in ufficio, o piove o le nuvole si rincorrono tutto il giorno, manca il basilico Dop per fare il semilavorato in azienda. Che fare contro il logorio della vita moderna? 
Ma partire, ovviamente! Dove si va o dove non si va? 
Abbiamo pochissimi giorni, bisogna andare vicino. 
La nostra amica Paola consiglia l'agriturismo di Paolo Rossi, il famoso calciatore d'altri tempi. 
Giovedì 21 agosto Si parte. Preparo i trolley in mezz'ora, chissà cosa ho cacciato dentro. Dopo circa quattro ore di viaggio eccoci in Toscana, a Bucine, Poggio Cennina. 
Entriamo dal cancello e un nugolo impressionante di tafani si attacca all'auto. Meno male che siamo chiusi dentro. Siamo finiti in in film di Hitchcock?
Come sono arrivati scompaiono e non ci disturberanno più. Arriva la signora Sandra che sicuramente si chiama in un altro modo perché non è italiana. Ma si sa, noi italiani abbiamo la pessima abitudine di modificare i nomi stranieri in qualche cosa che ci appartiene. Una mancanza di rispetto. Ci accoglie con calore e ci rifornisce di cerotti per Riki che ha una piccola abrasione. 
L'agriturismo è molto curato. Ci sono casali sparsi, in pietra. Noi quattro siamo in quello della Lepre. È grande, ben arredato. 
Si esce per cena nel paesino di Bucine. Il servizio è lento e noi ci perdiamo in stupidi scherzi ridacchiando tutto il tempo. 
Il silenzio assoluto mi fa tuffare in un insolito sonno pesante. Non mi capita quasi mai. Non si sentono rane, cicale, galli o mezzi di trasporto. Le stelle vigilano brillanti nel cielo nero di velluto. 
Venerdì 22 agosto Pronti per Arezzo. 
Visitiamo la chiesa, un laboratorio orafo dove scopro alcune magie per realizzare i gioielli, l'anfiteatro romano, il museo archeologico e quello medievale. 
Si torna un po' accaldati in piscina dove mi rilasso al sole dopo un rinfrescante bagnetto nel verde delle colline toscane coltivate a vite e profumate di lavanda e rosmarino. 
Ma perché il famoso Paolo Rossi non si vede in giro? 
Dicono che sia simpatico e affabile. 
Quando ancora seguivo il calcio lui mi piaceva, sembrava una persona semplice. Non come i damerini di oggi muniti di cerchietto e tatuaggi che se la tirano in modo imbarazzante. 
Il fatto che non sia ancora venuto a salutarci mi fa nascere un sospetto, ma non dico nulla. 
Si scena (come sempre dopo qualche ora parlo toshano) in una bruschetteria, gustando salumi e formaggi che solo qui sono così buoni, ammirando un gattone che si aggira superbo in cerca di bocconi per lui. 
Pipistrellini svolazzano tra le poche luci. Accanto al nostro tavolo c' è una casa disabitata da cui provengono suoni strani. Lì vive un giovane fantasma che si diverte con sonagli, sfrigolii e botti. 
Per tornare, il navigatore sceglie per noi una favolosa strada nel bosco. Me la godo immaginando animali notturni che si celano tra gli alberi. Ed ecco una civetta in mezzo alla strada che, dopo qualche secondo, spicca il volo. 
Sabato 23 agosto piove prima in modo incerto, poi con decisione. Questa estate è così, un po' pazza. 
Arriviamo a Sansepolcro dove c'è il mercato. La strada è contornata da palazzi medievali, ripartiamo sotto la pioggia diretti a Castiglion Fiorentino. Rimaniamo fermi in auto aspettando che passi il temporale.
Ci aggiriamo in cerca di cibo, sono le due e dobbiamo ancora pranzare. Finiamo nella piazza principale con il suo porticato del Vasari che si affaccia su un ampio panorama che la Toscana sa regalare. 
Mangiucchiamo lontani parenti della Luisona e ci avviamo beati verso Siena. Qui le parole non bastano per raccontare la magnificenza di questa città. Saliamo al duomo bevendo con gli occhi ogni pietra, palazzo, chiesa. Ci vengono incontro gli sbandieratori di una contrada. I tamburi risuonano di allegria. Ci sediamo in un bar nella Piazza del Campo. Quante volte ci siamo già stati con Ro.
Mi diverto a fotografare le persone sdraiate al sole in una delle piazze più belle del mondo. Qui sono felice di essere italiana. I nostri antenati hanno realizzato cose incredibili. 
Bevo uno Spritz guardando il Palazzo comunale e la Torre del Mangia. 
Riki fotografa tutto e si comporta molto bene. Fede ormai è un viaggiatore esperto e spesso organizza gli itinerari.
Alla sera si rientra dalla famosa stradina nel bosco: un cinghialetto è a bordo strada e, appena vede i fari dell'auto, scende al trotto dai suoi fratellini. La mamma non si vede… meglio allontanarsi e lasciarli in pace. 
Domenica 24 agosto, al rientro, decidiamo di passare da Pisa, dopo aver lasciato il nostro agriturismo con un po' di malinconia e soprattutto senza aver visto il Signor Paolo, come lo chiamano qui. 
E infatti il mio presentimento era corretto: anche lui è in vacanza! Un bell'incontro mancato. Pazienza. 
L'addetta alle colazioni è peruviana, le chiedo da dove viene e subito straripa il suo fiume in piena di emozioni. Arriva dal Machu Picchu, non proprio dietro l'angolo. Ha qui con sé le figlie che studiano, una fa il liceo classico, e il marito. Gli occhi si velano al pensiero della sua famiglia di origine e i ricordi sgorgano. 
Fa piacere sentire che le figlie sono perfettamente inserite, che amano studiare, loro stanno facendo grandi sacrifici con amore e sono sicura che riusciranno a migliorare il futuro delle nuove generazioni. 
Il posteggio di Pisa è colonizzato da venditori che rifilano tutti la stessa merce: occhiali o borse di marchi contraffatti. 
La piazza è uno spettacolo unico, facciamo le solite foto stupide e pranziamo in un bar vista torre. 
Poi scegliamo di fare un giretto sul calesse. Il cavallo mi preoccupa, penso alla mia amica Nina, animalista convinta, e provo un certo senso di colpa. La conduttrice ci fa notare in modo asciutto i principali monumenti e i palazzi più antichi. 
Il sole ci dona colori caldi. Le molte università, la casa dove Leopardi ha scritto "A Silvia", il palazzo del famoso e dantesco Conte Ugolino.
Torniamo all'auto sempre circondati da persone che chiedono ridendo: vucumprà? Si prendono in giro da soli.

Foto GiBi