Magia, musica e odori di Praga


In aeroporto leggo velocemente alcune informazioni sulla città da una vecchia guida sottile “De Agostini”.
Avremo poco tempo da dedicare allo svago.
Siamo in viaggio per lavoro.
Orologio astronomico del municipio con il corteo degli Apostoli che fanno cucù, le fasi lunari e la posizione dei pianeti, il vicolo d'oro o degli alchimisti, il castello gotico, il ponte Carlo.
Ecco cosa decido di vedere assolutamente.
L'uomo del taxi ci attende al terminal con il cartello. Durante il tragitto non dice una parola. Rispetto il suo silenzio. Inizio a farmi un'idea di come vanno le cose. Si insinua il pensiero che la dittatura continui a lasciare strascichi poco felici.
L'hotel è estremamente pomposo, lucente, bianco.
Tutti vogliono portare il nostro trolley leggero e ci assalgono per offrire assistenza. Voglio portare da sola il mio carrello. Non sono la regina d'Inghilterra, e sono autosufficiente.
Distribuiamo mance nella speranza di essere lasciati in pace.
La stanza è in stile sovietico. Finestre altissime, tendoni imponenti, mobili severi. Tutto pomposo e un po' ostile.
Il corridoio è bianco, quadri inquietanti sbucano dalle pareti. La SPA è ben nascosta da qualche parte.
Pianoforte, arpa, violino attendono i musicisti per creare atmosfera. Un bar futuristico fa venire voglia di cocktail freschi.
Eccoci nella famosa piazza di Praga.
Ceniamo vista orologi…. Fettona di prosciutto di Praga, birra Urquell. Gli odori della città si mischiano raggiungendo un inconfondibile aroma che sa di fritto e di dolce.
Attendiamo gli Apostoli con il naso all'insù ed ecco che allo scoccare dell'ora fanno il loro carosello. Lo scheletro con il campanellino d'oro ci ricorda che tutti finiremo come lui, ricchi o poveri, belli o brutti: memento mori. I sovietici li avevano bloccati per anni così vederli di nuovo in azione mi rende felice. Viva la Primavera di Praga!
Musicisti, sbandati, lunatici si mischiano ai turisti.
La nostra interprete (siamo qui per lavoro) si chiama Romana ma è assolutamente autoctona. Parla benissimo la nostra lingua e si rivela molto istruita, intelligente e simpatica. Ci buttiamo in discorsi di politica… Ora la situazione è simile alla nostra: diversi partiti che litigano e non si conclude nulla. L'era sovietica è finita, nei più vecchi si vede la tristezza nei cuori abituati a stare chiusi e in silenzio. I giovani vanno a caccia di locali, buon cibo e vestiti trendy.
L'Europa è meravigliosa e qui si trovano tanti stili mescolati: ci sono un po' di Svezia, Austria, Italia ma anche edifici dall'aria solennemente sovietica.
Arriviamo al famoso ponte Carlo.
Indescrivibile tanta bellezza. Ci sono le band che rallegrano il grigiore della Moldova immensa. Le grandiose statue nere gli archi gotici ci introducono nella zona magica. Inizio a sentire gli influssi. I battelli scivolano silenziosi. Il ricordo di questo momento si insinua nel cervello e ci starà a lungo.
La strada per il castello è costellata da sordide botteghe decorate all'interno, tavolacci di legno vengono illuminati da candele e lanterne attraverso vetri opachi. Che bella atmosfera!
Ecco che ci viene incontro un personaggio: i capelli folti e lunghi svolazzano, lo spolverino color cenere accompagna la camminata scombinata, lo sguardo perso verso un altro mondo. È il maligno che lascia dietro di se una polverina sulfurea.
Molto bene. Stradina d'oro sto arrivando!
Il mio lato oscuro scalpita attratto dal mistero.
Il castello rivela angoli scenografici, campanili sottili con pennellate luminose nel cielo nero. Il vicolo d'oro, dove si nascondevano astrologi, poeti, rabbini dove si cercava di scoprire la pietra filosofale, l’elisir di lunga vita, si fondevano metalli magici, si studiavano nuove alchimie, ha un aspetto apparentemente innocuo. Piccole casette ospitano botteghe artigiane ma io vedo scalette che portano agli abbaini bui ed è lì che si celano cose interessanti e miserabili. Faust pallido si trova dietro ad una candela, nell'ombra, e si dibatte tra il bene e il male, pensieroso. Il fantasma di Kafka si aggira invano nel castello in cerca di risposte.
Ro mi trascina via dalla follia ma faccio in tempo a vedere una gabbia dietro ad una grata dove appendevano i disgraziati che finivano nelle umide galere.
Alla sera cena di gala con l'ambasciatore per presentare il Made in Italy. Ma, un momento. La sala si sta riempendo di signorine equivoche, queste sono Made in Repubblica Ceca… Come sono entrate? Misteri insondabili di Kazzanger.
Il giorno dopo, tra i vari appuntamenti di lavoro, finiamo in mezzo alla campagna moldava. Una landa desolata dove ci accoglie una gentile signora in un negozietto di paese. Sembra l'antro di Nonna Papera. Non credo sia una buyer interessante per il nostro business.
Capisce che nell'organizzazione c'è stato qualche errore, è imbarazzata, la nostra interprete si arrampica per i muri. Cerco di sorriderle per metterla a proprio agio. Le lascio campioni in omaggio dei nostri prodotti e così fa la collega di un pastificio ligure che condivide i nostri appuntamenti. Almeno la cara signora gusterà un'ottima pasta al pesto. Non è da tutti nella spersa campagna moldava. Il nostro autista è silenzioso e chiuso, guida in modo spericolato ed è meglio non guardare la strada.
Dopo ore di lavoro eccoci in un'accogliente ristorante nel cuore della città vecchia. È polveroso, candele sul tavolo, il bancone con i boccali per le birre. Mangio una zuppa di patate servita in una forma di pane.
Vediamo comparire enormi bicchieri da brandy che vengono accesi scenograficamente. Voglio assaggiare subito. Non si riesce a bere perché salgono i fumi dell'alcol, bruciano gli occhi. Mi diverto, prendo il respiro, chiudo gli occhi e mi tuffo nel bicchierone. Ecco la prima sorsata.
Brucia parecchio ma si deve fare.
Girovaghiamo senza meta per il centro. Ci sono negozi per massaggi orientali dove si pucciano i piedi in una inquietante vasca con pesciolini che un po' alla volta ti spolpano.
I negozi piccoli sono tetri, hanno una moquette d'antan che intristisce ogni oggetto. Una polvere leggera ricopre vetri e merce.
Arriviamo ad uno sfavillante centro commerciale. Fuori casette di legno accolgono i cibi da strada. Maiale, patate, vino caldo. Gli aromi si azzuffano facendoci venire voglia di pasticciare.
Prendiamo il tipico dolce che rotola su lunghi bastoni abbrustolito dalla carbonella accesa. Si chiama Trdlo o manicotto di Boemia. Viene poi girato nelle mandorle speziate di cannella e nello zucchero.
Una delizia. Finiamo con bellissime patatine sottili fritte sul momento e salate al punto giusto. Ci ficchiamo nel centro commerciale dove c'è di tutto: persino il formaggio al basilico.
Praga odorosa, misteriosa e musicale ti ringraziamo per la splendida accoglienza.


Foto GiBi