Difficoltà

1993. 
Mi sento agitata come se fosse il primo giorno di scuola. Invece è il primo giorno di lavoro in un'azienda importante della città. Mi fiondo nell’ufficio con un bel sorriso.
Nessuno può vederlo, ma porto in bilico sulla testa la mia tesi di laurea che aiuta a camminare impettita e spavalda. Lei può garantire che sono brava, efficiente e puntuale. I libri in testa aiutano, lo sanno tutti.
Accanto a un'antica scrivania di legno c’è il mio collega dai capelli bianchi: ha una mano in tasca e con l’altra si appoggia al mobile. Indossa un sorrisetto ironico e mi guarda con i suoi occhiali d’argento.
Rimango ferma, in centro, chiedendomi dove potrei mettermi al lavoro. Lui fa solo un cenno verso un banchetto posto davanti alla sua scrivania. Io mi siedo lì, sopra c’è lo schermo voluminoso di un computer. Non ci potrebbe stare nient’altro.
Provo ad accenderlo e gli chiedo se può darmi le istruzioni per avviare il programma su cui dovrò lavorare. Lui snocciola qualche frase confusa, il minimo indispensabile per non essermi d'aiuto, si gira ed esce dalla stanza.
Inizio a sudare un pochino. Il mio sorriso, che voleva essere complice, si congela sulla faccia.
La tesi di laurea cade per terra e si scompone.
Trovo un disco morbido, è enorme, io avevo battuto la tesi su un floppy quadrato. Lo infilo nell’unica fessura possibile. C\:>C:\DOS. Sullo schermo nero digito le prime cose che mi ricordo, lui sfarfalla e gracchia.
Nell'attesa mi alzo, vado alla sua scrivania, in cima alla pila di fogli e cartelline c’è un documento firmato dal Presidente dell’azienda, è di sicuro importante.
Prendo il tagliacarte e lo incido, dall’inizio alla fine. Un bel taglio verticale. Ora sono io che sorrido.
Torno al computer. Prendo il tomo della mia tesi e lo rimetto sulla testa.
Ora siamo pari.

Immagine creata con AI