#eros - giochino su FB«Smettila! Si può sapere cosa c’è?» Nel pub c’erano le luci basse e la mia amica continuava a darmi colpi sulla gamba, sotto al tavolo. Tra una birra e l’altra non mi sono accorta che lui mi stava osservando. Lisa, è lui, ti sta guardando fisso!» In un soffio nell’orecchio mi disse il suo nome. Era considerato un gran figo, aveva due anni più di noi, si dava parecchie arie, e proprio per questo non avevo mai fantasticato su di lui. Io volevo un ragazzo a cui piacere sul serio e non essere una delle tante con cui scambiare anonime effusioni.
Quando uscivo con qualcuno avevo la sensazione di essere solo un corpo da toccare e invadere. Per questo fuggivo prima possibile.
Ogni volta che alzavo lo sguardo, i suoi occhi scuri si appoggiavano sui miei. Ma non avevano la sfrontatezza con cui guardava le altre. Sembravano gli occhi di un buon amico. La birra mi stava facendo uno strano effetto.
«Ti posso portare io a casa?» Al termine della serata mi trovai a cercare di dargli una risposta sensata. Il mio cervello era senza difese. «Sì» sussurrai mentre la voce se ne andava a fare un giro per i fatti suoi.
Sulla moto agguantai le due maniglie ai lati, cercando di stare dritta in modo decente, non osavo toccarlo. Mentre ragionavo sulla posizione scomoda di quell’arnese odioso, lui fece scivolare la sua mano destra sulla mia e piano me la portò verso la sua vita. Così fece con l’altra.
Ok, posso appoggiarmi a lui, non succede niente, pensai.
L’odore della giacca di pelle era mischiato a un profumo che mi sembrava buonissimo. Chiusi gli occhi, la moto viaggiava nel buio, l’aria era fresca e dopotutto stavo bene.
Giunti sotto casa mi fece accostare a un pilastro del portico. Mise le braccia ai lati del mio collo, sovrastandomi. Mi guardava con quegli occhi buoni che non mi aspettavo. Io chiusi i miei e sentii che si avvicinava sempre di più alla mia bocca.
La sera dopo arrivò con l’auto. C’era una festa da qualche parte. Io non avevo dormito. Mi sgridavo perché un po’ mi piaceva, forse un po’ parecchio, però non volevo essere la solita conquista. Così, prima di uscire, mi ero imposta il solito look anonimo: pantaloni neri e maglietta.
Non mi ero truccata, niente profumo, io ero così e basta.
Mise una canzone dei Cure, una delle mie preferite. Però, mica male. Lui girava lo sguardo verso di me, io pensavo a non perdere d’occhio la strada, ci mancava l’incidente.
«Sai cosa mi piace di te?» Aguzzai le orecchie: «Non hai le unghie finte, non hai lunghi capelli piastrati, non hai tatuaggi. Sembri una ragazza che sa di verità.»
La sua mano, sempre la destra, si appoggiò tra il mio ginocchio e la coscia, proprio lì, in un posto sicuro, senza malizia. Sentii un calore anomalo che da quel punto innocuo arrivava alla gola. Smisi di guidare al suo posto. Un piccolo affanno, la testa vuota. Persi del tutto il controllo.
Mentre i Cure cantavano ignari di me “Friday I’m in love”chiusi gli occhi. Friday I’m in love. Per fortuna avevo fatto una lunga doccia prima di uscire.