Cogne e un signore che osserva la neve da un quadro


Mio marito è nell’altra stanza e io, seduta sul letto, guardo fuori dalla finestra. È aprile e la nostra auto, nel parcheggio dell’hotel di Cogne, è tutta bianca.
Sembra un quadro fiammingo.
A proposito di quadri, non sono completamente sola, alle mie spalle il viso di un signore vestito di nero si affaccia da uno dei dipinti antichi presenti in hotel. Anche lui sta osservando il panorama, credo che sia un po’ meravigliato, come me.
Surreale il quadro che osserva un altro quadro.
Cogne, quante cose ci ha dato, negli anni che passano.
Nostro figlio ora ha già 19 anni e, proprio qui, ha fatto i suoi primi passi, quasi correndo, trionfante, nelle braccia del papà. Mio marito con gli occhi lucidi e io a fare foto, incredula.
Il più giovane ha dormito le sue prime notti di vacanza in questo paese, beato, nella sua culletta. Sentire il suo respiro calmo, avvolti dalla stanza di legno.
Da piccola mi portavano a Gressoney, la Valle d’Aosta è piena di ricordi e cose importanti per me.
Per i nostri figli abbiamo preferito cambiare e abbiamo costruito le nostre storie guardando il grande prato di Cogne, passeggiando per il sentiero che va a Lillaz, visitando Paradisia con le sue farfalle, godendoci il villaggio dei minatori.
Ogni volta che torniamo ci sono cose nuove da scoprire e da vivere.
Questa volta a Gimillian abbiamo scovato dove fanno lo yogurt che avevo assaggiato in un’altra vacanza.
Prima di partire andiamo ad acquistare i formaggi e il burro a Lillaz, come in un rito propiziatorio e per fare due parole con il produttore.
Tornare a casa e sentire i profumi della montagna aiuta a non lasciarmi abbattere dalla nostalgia.
Mi torna in mente il negozio dei vestiti per i bambini dove andavamo sempre a fare un po’ di scorte, loro crescono presto e in vacanza si ha più tempo per shopping.
Camminare per il paesino senza meta, guardare qualche vetrina, entrare in un baretto per il caffè o il genepy.
Per noi che abbiamo poco tempo per stare davvero insieme è un sollievo.
Ora i figli non ci sono. Io e mio marito ci ritroviamo, ridiamo e sappiamo perché sono più di 30 anni che le nostre vite si intrecciano.
Le calde atmosfere della spa ci avvolgono e ci divertiamo come due bambini a passare dalla piscina alla stanza del sale, dalla sala del riposo ad una delle saune, sciabattando nei nostri accappatoi con un po’ di meritata spensieratezza e complicità.
La montagna sa di mucca, di fieno, di lavanda, di tisana alle erbe, di candele profumate alla cannella e sa anche di neve. La neve ha un profumo che nessuno è ancora riuscito a catturare.
In questa stanza silenziosa e accogliente, dove solo la mente si muove, osservo il paesaggio immobile. Fuori i fiocchi cadono lenti e disordinati, come i miei pensieri.
Il signore del quadro sembra soddisfatto di questo momento di pace, chissà se lui, dalla sua postazione, può rubare il magico odore della neve.
Gli chiedo di aiutarmi a mantenere dentro di me questo piccolo momento, e lui, dal suo strano aldilà, mi suggerisce di scrivere un racconto. Eccolo.
Concorso letterario 2019 : Il miracolo della neve - Bellevue Cogne