Il divino pesce rosso



Mercoledì.
"Professore, posso dire una cosa?"
"Certo Gregori, parli pure."
"Io ho una religione personale, credo nel pesce rosso. Non posso farne a meno".
"E quindi?"
"Quindi prof., con rispetto, chiedo che in aula, oltre a Gesù, ci sia anche il pesce rosso. Lo preferirei vivo, perché nella mia religione non si venerano i morti".
"Gregori, la tua richiesta è legittima ma il regolamento scolastico non prevede il divino pesce rosso in aula".
"Questo è un vero peccato, se posso essere sincero, mi sento discriminato".
"Gregori, puoi rivolgerti al tuo dio a casa, hai il pesce rosso a casa?"
"Certo, però passo molte ore in classe e mi farebbe bene vedere il pesce rosso anche qui. Mi darebbe la forza per sopportare meglio la scuola. Queste pareti scrostate, i banchi scheggiati, il pavimento pieno sporcizia, sembra un carcere, non è facile per me".
"Non lo è per nessuno, Gregori, te lo assicuro".
Giovedì.
"Buongiorno ragazzi, oggi parliamo della vostra scuola ideale. Cosa vorreste o potreste fare per migliorarla?"
Il prof. Guglieri osservò, dietro agli occhiali d'oro, i suoi alunni, uno a uno, con quegli occhi sottili, azzurrino spento. Le mani solcate da vene violette accarezzavano una boccia trasparente in cui sguazzava un luminoso pesce rosso.
Gregori tirò fuori un fazzoletto di carta dallo zainetto, si soffiò piano il naso sotto al banco e nascose qualcosa di umido dietro ai suoi occhiali dalla montatura di plastica nera.
"Prof. la mia scuola ideale è quando si impara davvero qualcosa di nuovo, con gli esempi". Disse con la voce un po' incerta.
"Bene, Gregori, altri contributi?"
Trentadue piedi sotto ai banchi rimasero immobili.
Trentadue occhi guardarono i movimenti sinuosi del divino pesce rosso.
E i sedici cervelli a loro collegati iniziarono a pensare.

Immagine realizzata con AI