CFS® - Movimenti


Il tema di questo racconto è stato suggerito da un contest: Le mani - carta, forbici, sasso.

§Banca delle Alpi

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Password: CartaForbici
User ID: Sasso
Movimenti – Saldo: 6.853.427,91 €

Che soddisfazione avere un conto in banca che aumenta ogni giorno. E non è l’unico che ho.
Mi rilasso sulla sedia facendo girare le rotelline avanti e indietro, e poi in tondo, piano.
Ho voglia di un caffè. «Renata, per cortesia il caffè, grazie.»
Nello schermo enorme del computer ci può stare tutta la mia vita. Sposto lo sguardo fuori, attraverso le vetrate, la città sorge verso il cielo. E io la guardo dall’alto, come in volo.
Quant’è che non apro la cartella nell’area privata: Foto del 1985. Ma sì, un po’ di amarcord non mi farà male.
Ecco il mio amico Pietro Morelli, siamo sulla spiaggia dove andavamo da ragazzini a giocare.
Riesco a sentire i sassi che rotolano a riva, avanti e indietro in un moto infinito e sempre diverso. Li seguo strisciando con la sedia di pelle da cinquemila euro. Cinquemila euro per una sedia, mah.
È lì che tutto è iniziato.
Un giorno il mio amico era arrivato con una novità, il nonno gli aveva insegnato un giochino da fare con le mani: Carta, Forbici, Sasso. Me lo aveva spiegato e in pochi giorni siamo diventati veri professionisti: velocità di pensiero seguita dalle nostre mani rapidissime.
Ci sedevamo su una piccola barca abbandonata che avevamo battezzato “La Marianna”, come quella di Sandokan. Sui ruvidi sedili di legno, nella piccola cabina dai vetri rotti, stavamo al sicuro, riparati dal freddo o dal sole e giocavamo o leggevamo.
Mi sembra di sentire di nuovo l’odore piccante della salsedine. Quanto tempo è che non vado al mare?
Non ho immagini di noi due insieme su quella spiaggia. Fotografavamo ogni cosa, con la macchinetta che Pietro sottraeva alla sorella: parti della barca, i sassi bianchi, le nostre scarpe, l’acqua trasparente a riva. Dovevamo scattare tutte le foto della pellicola per poterle far stampare in fretta e di nascosto, pagando con i soldi che ci davano i genitori ogni settimana, erano pochi. Sostituivamo il rullino con uno nuovo e la sorella non se ne accorgeva. Quelle che mi sono rimaste le ho scannerizzate e le tengo qui nel mio archivio, sul pc.
Il citofono interno si mette a starnazzare.
«Sì Renata?»
«Ingegnere, c’è al telefono Linda Rovere, la giornalista di quel giornale economico, è pronto per l’intervista?»
«Non me lo ricordavo, che palle, tienila in attesa che mi preparo, tra un minuto passamela.»
Bevo un po’ d’acqua fresca che la paziente Renata mette sulla mia scrivania ogni mattina, accarezzo il sasso bianco che avevo preso sulla spiaggia e che ora serve da fermacarte. Un gesto che faccio sempre quando devo affrontare una novità.
«Buongiorno Ingegner Rosati, sono Linda Rovere, possiamo iniziare la nostra intervista? Purtroppo con questo Covid dobbiamo rinunciare a farla in presenza, ma ci arrangiamo, ok? Mi può far mandare una sua bella foto in redazione?»
«Piacere di conoscerla Linda, certo, iniziamo pure.»
«Se non le spiace registro, d’accordo?»
«Va bene.»
«Dunque, mi racconti qualcosa della sua vita, come è arrivato ad inventare il il gioco online più scaricato al mondo? C’è un punto in cui lei può dire: ecco, da quel momento la mia vita ha preso una piega differente. Ora è un uomo affermato, ha un’azienda quotata in borsa, secondo le mie informazioni deriva da una famiglia semplice, corretto?»
«Posso dire che tutto è iniziato in una vecchia barca abbandonata su una spiaggia di sassi, quando giocavo con un mio amico alla morra cinese, la famosa carta, forbici, sasso. Dopo il liceo non ci siamo più frequentati, io sono andato a Milano al Poli, come sa sono diventato ingegnere informatico, lui a Genova a fare il biologo.
Ero brillante, anche se non studiavo molto, non avevo ancora finito l’uni che mi ha chiamato la più grande azienda mondiale di progettazione di videogiochi per ragazzi. In due anni ho sviluppato molti progetti e mi sono reso conto di aver voglia di lavorare da solo. Così mi sono licenziato e ho brevettato il gioco CFS l’acronimo di Carta Forbici Sasso. L’ho messo online e nel giro di qualche mese è scoppiata la CFS mania. E sono diventato ricco.»
«E che fine ha fatto il suo amico? Vi sentite ancora?»
Guardo Pietro nella foto, non so più neanche che faccia abbia, eppure è anche merito suo se ho brevettato il gioco. Non ci avevo mai pensato. Forse dovrei contattarlo, coinvolgerlo. Cosa me ne posso fare di un biologo marino? Oppure dovrei dire cosa me ne faccio di un amico? Stringo il sasso.
«Ingegnere? C’è ancora? Mi sente?»
«Mi scusi Lidia, pardon, Linda, dobbiamo sospendere, mi può richiamare domani?»
«Peccato, ma va bene, la richiamo io, a presto e grazie per il momento.»
«Renata? Per cortesia chiedi a Lucio di fare una ricerca, voglio il numero di cellulare di Pietro Morelli, credo che abiti a Genova, ma non lo so di sicuro, dovrebbe essere un biologo, ha la mia stessa età.»
Allungo le gambe sulla scrivania e massaggio le tempie. Stasera a casa non ci sarà nessuno ad aspettarmi, niente moglie e figli e nessun un amico con cui bere una birra al pub. Nessun amico.
Qualcosa deve cambiare.
Di nuovo quel maledetto citofono, devo far modificare la suoneria.
«Ingegnere?»
«Dica.»
«Lo abbiamo trovato.»
«Chi?»
«Morelli, Pietro, quello di Genova, cosa faccio? Lo chiamo e glielo passo?»
«Tra un minuto.»
Accarezzo il mio sasso, perché qualcosa deve cambiare.

Immagine creata con AI