La borsetta





È di un pallido rosa antico, piccola. La maniglia di pelle e una catenella dorata.
Sembra la borsetta di una bambola. Costa tanto, tantissimo. Bella, inutile.
Io nella borsa infilo più cose possibili.
In quante abbiamo già fatto l’elenco:
portafoglio enorme con ciondolo fatto a iniziale del nome,
porta documenti spesso,
chiavi (tantissime),
fazzoletti di carta per tutta la famiglia nuovi e appallottolati,
penne che a volte macchiano,
taccuino su cui scrivere i pensieri volanti,
piccolo libro di riserva nel caso abbia del tempo in coda,
cosmetici all’ultimo stadio così pesano meno,
burro di cacao sia per il mare che per la montagna, non si sa mai,
coltellino da togliere quando prendo l’aereo (me lo devo ricordare),
spazzolina con specchio,
telefono,
cavo di riserva che non uso mai,
batteria per la ricarica che di solito ha un cavo differente ed è scarica,
a volte uno snack per i ragazzi
e a volte l’acqua nella borraccia da 400 ml. giusto il necessario per non morire di sete nel caso mi perda nel deserto,
una vecchia lista della spesa su cartoncino che può servire come base se finisco in un supermercato senza averlo programmato.
Ora ho anche le mascherine nuove, e quelle usate, molto usate, perché buttarle?
E le salviette disinfettanti ma anche il gel igienizzante, piccolo ma c’è.
Le gocce di olio essenziale, credo di lavanda, per qualunque evenienza, non so di preciso quale.
La crema mani solida che profuma di gelsomino, la metto sui polsi e mi macchia il tappeto del mouse.
E l’ansia, di perdere qualcosa, o addirittura la borsa.
Me la sogno di notte. In tutti i miei spostamenti, a un certo punto, lei non c’è più.
Io cerco di ripercorrere gli ultimi passi, capire dove si è ficcata. Niente da fare: nel sogno svanisce insieme a una parte di me.
Mi sveglio allarmata. Ma lei è in corridoio, sulla poltrona al sicuro, con dentro i miei pezzi che stanno lì tranquilli come degli horcrux, tutti insieme, a ricordarmi chi sono e cosa sto facendo.
Negli ultimi tempi ho cercato di racchiudere più cose possibili in un bustone trasparente, in modo da poter passare da una borsa all’altra in poco tempo. Mi sembra una genialata.
Torno a guardare il bon bon rosa pallido antico, fa tenerezza nella sua ingenuità.
Quale valchiria della vita reale potrà mai portarla con sé? Forse solo la modella della foto, o una star con i tacchi a spillo, il tubino nero, senza calze in inverno e l’autista.
E questa divina dove metterà i suoi pezzi, quelli veri?
Di sicuro si trascinerà dietro un’altra borsa, reale e piena di cianfrusaglie.
Perché anche lei è una donna e da piccola ha visto la sua mamma, affannata, accompagnarla dalla palestra alla scuola, al corso per majorette, arrancando con il suo peso di Sisifo da cui faceva spuntare la merendina post allenamento o il giocattolo per farla stare brava nel traffico.
La rosa pallida mi sfida.
È lei che guarda me e mi sussurra con una vocina da lagna: — se saprai diventare sicura di te, potrai perfino avermi e usarmi. Non è necessario portarsi dietro la vita, sai? Basti tu, la chiave per entrare in casa, una sola, la carta di credito, il telefono, persino un piccolo fazzoletto di carta. Fine. Dentro di me ci sta tutto il necessario. Smettila di esagerare, sei patetica con tutti quegli oggetti infernali che ti trascini in giro. La borsetta piccola è uno status mentale. Poche se la possono permettere. Non è una questione di soldi ma di testa.
Indossarla solo come esibizione non vale, se poi ti porti dietro un borsone pieno di paccottiglia.
Devi avere la capacità di uscire solo con me e con te stessa.
La carognetta rosa non le manda a dire.
Davanti a me, in coda, tante borse giganti, sformate, piene di vite degli altri.
Mi guardano con un sentimento materno di perdono.
Hanno la certezza di racchiudere pezzi importanti, forse anche cose da buttare, certo.
Sono solide loro, sanno che ciò che contengono mette insieme il carattere delle donne che le posseggono. Alcune sono bruttine e da pochi soldi ma ci sono, non tradiscono, affidabili come un cane da compagnia.
Chiudo la rivista di scatto e la ficco nella mia grande borsa che riesce a contenere pure la rosa antico.
Lei un po' offesa ma, consapevole della sua perfezione, torna nel suo raro universo cartaceo, fatto di donne slanciate, truccate come i visagisti delle dive e, soprattutto, sicure di sé.
Forse.

Immagine realizzata con l'intelligenza artificiale.