Fantasma



I miei sensi, in questi giorni di nebbia e di pioggia, vivono al di fuori di me e fanno proprio cose senza senso.

Udito. I passi, infilati nelle ciabatte e con quel ritmo che solo io conosco, strisciano sui pavimenti di marmo rosa dell’appartamento. O è una mia impressione? Le chiavi nella toppa tintinnano e risuonano di certezze quotidiane. Sono le tue chiavi? Le mie orecchie stanno in allerta, si allungano e si sbagliano, nei suoni della consuetudine.

Vista. La valigetta si è acquattata all’ingresso, la osservo nel suo angolino. Ti sta aspettando per andare al lavoro, come un cane fedele. Dal terrazzo il vento porta il fumo di una pipa davanti al vetro della mia camera. Lo vorrei acchiappare. Sei tu che tiri lunghe boccate? Cerco il binocolo, quello con la cinghia di cuoio che usavi per osservare la montagna, da cui io non vedevo gli stambecchi che ti entusiasmavano.

Olfatto. Il mio naso si tuffa nel cappotto appeso all’attaccapanni, in corridoio: sa di fumo e di treno. Il mio naso non vuole più uscire da qui, ma il Corriere della Sera di due giorni fa puzza ancora di inchiostro e lo attira, come la mosca al miele. I fogli stropicciati, li avevi ripiegati in due: un aeroplanino da far volare via.

Gusto. Il Nebbiolo sta al sicuro, richiuso da un tappo di sughero. La bottiglia è piena a metà, la apro, bevo per sentire il gusto che sentivi tu. Un sorso fiammeggia fin nello stomaco. Io sono te.

Tatto. Nell’armadio, in fondo a tutti i maglioni, c’è quello grigio, di lana spessa, con gli alamari d’argento e i disegni norvegesi. Affondo la mano destra in tutto quel calore e lei piagnucola: — lasciami stare qui al buio, non portarmi via!

Ci vogliono egoismo e coraggio per riprendere le parti di me, quelle che si ostinano a rimanere dentro di te. Devo riportare i miei sensi all’ordine, loro mi devono ubbidire e io voglio lasciarti andare.

Ormai sei un Fantasma, papà, e io sono ancora Vita.

#sese20righe_fantasma - contest su FB