Strega


Brucia sul mio polso la croce incisa dal fuoco della Santa Inquisizione.
«Tredici donne furono catturate quell’estate del 1587.
Ma ne morirono solo dodici.
La tredicesima sono io.
Ora pratico le mie arti senza destare particolari attenzioni, voi mi considerate una simpatica attrice e bottegaia di Triora che vende timo, lavanda, saponi all’olio d’oliva. È roba eccezionale, tutta a km zero! Nel retrobottega, dove conservo i miei manuali magici, ho anche un bel calderone che uso solo per far divertire i vostri bimbi in visita.»
Sorrido e faccio l’occhiolino ai turisti, ma il vestito lungo fa sudare e mi riporta al calore di quei roghi crudeli, mentre la recita per i gli ospiti continua: «Nonostante siano passati secoli da quell’evento, di notte ho gli incubi, ve lo assicuro. Ricordo ancora quando arrivò in paese il vicario del vescovo di Albenga, ero insieme alle mie amiche a raccogliere erbe nel boschetto dietro alla Cabotina. Credetemi, ci fece arrestare tutte. Ci buttarono in un vicolo e ci appesero ai ganci delle volte. Una dopo l’altra venimmo interrogate e torturate. Nel Malleus Maleficarum sono illustrate le infamie a cui venimmo sottoposte, eccolo qui, guardate: il ferro infuocato per rasare ogni parte del nostro corpo, il cavalletto e — bambini, tappatevi occhi e orecchie — lo spillone rovente conficcato negli occhi. Serefina, Maria, Gemma, Clarizia, Carabona, Berta, Doralice, Rufina, Agnese, Clara, Isabella: tutte bruciate sulla pira. Io, dopo un’estenuante seduta con il mio torturatore, mi finsi morta, e ora eccomi qui nel ventunesimo secolo!»
Una bella risata del mio pubblico, qualche acquisto e mi ritrovo sola, in compagnia delle vecchie cicatrici. Lucifer balza in grembo, una lacrima cade sulla sua piccola testa nera.
La asciugo con rabbia, perché noi streghe non piangiamo.

Storia vera, non so se qualcuno ha visitato il borgo di Triora nella Liguria di Ponente, possibilmente in autunno e con la nebbia.
I gatti non mancano e neppure le ombre.
Per quanto mi riguarda, mi sono stufata di intrattenere i turisti e ora scrivo su un blog, a volte pure su FB, facendo delle garette da 20 righe. E, quando il mio romanzo sarà pubblicato, tornerò a non piangere, come ogni strega che si rispetti.

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