Nuove proteste di Astarotte - Inferno


Correva l’anno 1601 e il 25 gennaio, all’alba di una gelida giornata, il demonio Astarotte si presentò nella dimora dell’esorcista delegato, ai piedi del suo letto: — Reverendo, giudiziariamente, apertamente e personalmente dichiaro di aver diritto e possesso delle terre, delle case e delle anime della valle del Lys, da tempo divenuta zona infernale sotto il mio dominio, quindi protesto formalmente contro di voi Reverendo Esorcista, dicendo di non voler essere scacciato da tal luogo e detti possedimenti.
— Quanti demoni hai teco? L’esile prete sembrava scomparire sotto le coltri pesanti, la faccia pallida sbucava come una luna anemica dal candido lenzuolo di spesso cotone, artigliato dalle punte delle dita.
— Tutta intera la mia legione, 6 mila 6 cento e 66. E giù una scudisciata sul letto con la coda livida.
— Di qual genere d’angeli sei tu? Il prete puntava gli occhi sulla porta serrata, nella speranza che si materializzasse qualche essere divino.
— Del Sesto, detto Sotterraneo. Astarotte si erse sui piedi caprini e alzò il bastone del comando: un serpente rigido come una scopa con la lingua biforcuta protesa verso il soffitto.
— Vade retro, ribelle di Dio! Dov’è il crocefisso, dov’è? Disse disperato il prete, scalciando come un ossesso. Fiamme purpuree uscirono dalle orecchie del satanasso che parlò con voce cavernosa, mentre le sue parole rimbalzavano tra le pareti umide:
— Questa è la mia dimora! E chi non ubbidirà al Supremo, morirà tra le aguzze pareti di queste montagne. Un colpo di coda frustò il letto, il prete sobbalzò e lacrime di disperazione uscirono dai suoi occhi celesti come il manto della madonna.
Astarotte sparì tra le fiamme che consumarono le vecchie travi di legno e pure l’Esorcista.
Attorno alla casa cadde tanta neve e si abbatté una tempesta che oscurò il cielo. Fulmini verdognoli infiammarono i boschi e la croce in cima al Monte Rosa precipitò a valle.
Segni nefasti per la popolazione e sublime vittoria per Astarotte che da quel giorno invia maledizioni ad alpinisti e a sprovveduti avventori.

Questo raccontino trae spunto da un libro di Jacob Christillin, un autore dei primi del Novecento, prefazione di A. Fogazzaro, che raccoglie leggende della valle di Gressoney, donato dall'autore alla Regina Margherita, con tanto di dedica all'inizio del libro. Un gioiellino.

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Immagine creata con AI