Ilaria del Carretto - racconto breve di Cecilia Zonta


Mi piace condividere sul blog anche i racconti di altri scrittori, quelli che mi hanno colpita e che ritengo meritevoli. Cecilia per me è bravissima, specializzata in racconti gialli a sfondo psicologico, nella suggestiva cornice del pavese, con il Ticino che scorre lento, nebbioso e che sa tante cose...

In questo caso Cecilia si ispira liberamente alla vicenda di Ilaria del Carretto, ricordiamo tutti lo stupendo e famosissimo monumento funebre a lei dedicato, di Jacopo della Quercia, che si può ammirare nella cattedrale di Lucca.

Bisogna leggere attentamente il breve testo per comprendere il significato di questo racconto che esprime una delle caratteristiche della scrittura di Cecilia: non sempre la verità è come sembra.

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Avvicino il naso alla tua fronte: non sprigioni ancora odore di morte, amore mio. Non durerà a lungo. Il pianto di Ilaria minor dalle stanze del castello è talmente acuto da convincermi che anche lei, a soli due giorni di vita, partecipa al dolore della Signoria.
Tutti da questa mattina mi fanno la stessa domanda: come è possibile che una vita che nasce porti con sé la morte?
Sai, alle volte le persone si concentrano su dettagli sbagliati. La vita, la morte – che sia di parto o a causa di un veleno – non sono poi così importanti. Che cosa sono ventisei anni, o trenta, cinquanta, rispetto all’eternità? Rispetto al nostro fugace passaggio quaggiù, conta molto, molto di più l’Amore. A me è bastato un giorno per innamorarmi di te: quando sei scesa a Lucca il giorno prima delle nostre nozze, mi è bastato avvicinare le labbra alla tua mano, ancora impregnata, nonostante il viaggio, dell’odore di salsedine della tua Liguria, per capire che il nostro non sarebbe mai stato un matrimonio di convenienza, mia dolce Ilaria. Le tue labbra sottili, gli occhi pregni di attenzione, la pelle liscia e bianca come marmo creavano un’armonia che rasentava la perfezione. Pochi mesi dopo, di ritorno dal nostro meraviglioso viaggio di nozze, è nato Ladislao. E in breve eri di nuovo in attesa. Ed è stato allora, nel vedere il tuo corpo di giovanetta arrendersi di nuovo alla violenza trasformatrice della natura, che ho capito. Ho capito che nulla resta uguale a se stesso e che persino tu, mia bellissima Ilaria, avresti subito i capricci beffardi del tempo sul tuo viso perfetto, così come l’attesa faceva sul tuo corpo. E ho pensato a cosa avrei potuto fare per negarti questa offesa, ben più crudele della morte.
C’è questo scultore qui a Lucca, Jacopo Della Quercia, di cui tutti esaltano le doti. Sarà suo il compito di fissarti per sempre nel marmo, mia dolce Ilaria, nell’eternità della tua leggiadra gioventù. Così ti ricorderanno tra cinque, sei, otto e più secoli e così tutti si emozioneranno di stupore, pietà e ammirazione. Questo, amore mio, è il mio regalo per te.

#sese20righe_medioevo