Strada - racconto breve



— Ceci, per qualche giorno non risponderò al cellulare.
— Fammi indovinare: parti con tuo papà per il gran tour!
— Ieri è arrivata la sua nuova Vespa bianca. Vuole portarmi a Portovenere, dove ha conosciuto mia mamma. Niente autostrada, solo Aurelia.
— Tenero, ma quanto ci vorrà da Diano a Portovenere?
— Boh, è da quando è andato in pensione che ha sta fissa. Lo devo accontentare, mi ha pure vietato di portare il telefono, dice che dobbiamo immergerci in questo viaggio, solo noi due.
Partirono alle nove di mattina, sotto un dolce sole primaverile. Prima tappa: Genova.
L’Aurelia era ancora sgombra dai turisti inciabattati pronti per la spiaggia, solo i semafori interrompevano il costante gorgoglio del motore.
Eli non era abituata a quel tipo di moto, con gli amici andava in scooter e lì c’erano le maniglie ai lati, per attaccarsi. Titubante, mise le mani sui fianchi del papà. Quel contatto la tranquillizzò e la tenne occupata ad analizzare le sue sensazioni fino a Genova, dove lui aveva prenotato una pensioncina vicino al mare.
Per cena la portò in un’antica trattoria dove si serviva solo farinata. Trovarsi faccia a faccia con il papà era strano. Lui la guardava negli occhi solo quando tra loro c’era una spessa cortina di fumo di sigaretta. Poche le parole, solo gesti necessari.
La mattina l’asfalto tiepido, il mare luccicante, l’aria fresca sul viso accompagnarono la pausa caffè, in cui pucciarono l’unta focaccia ligure.
Quello strano tuffo nell’inconsistenza del tempo e dello spazio fecero pensare a Eli che, dopotutto, suo papà non era così male.
A Portovenere giunsero accompagnati da un forte vento di mare. Lui la portò sullo scoglio della mamma, e, uno accanto all’altro, guardarono a lungo l’orizzonte increspato, senza sfiorarsi, mentre i loro pensieri volavano via.

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