6 – Dinosauri, pale eoliche e pannelli - Road Trip dalla Route 66 al Pacifico

Capitolo 6

È il 24 Dicembre, la vigilia di Natale! 
Tutto qui ce lo ricorda. In ogni albergo gli addobbi non mancano e grossi alberi luccicanti trovano il loro spazio nella hall. 
Nel letto dell’Hotel Decatur non c’erano le cimici, ma mi ha disturbato quel lieve odore di umanità che si sente trapelare da sotto le lenzuola pulite. 
Per ovviare a tanto disagio porto sempre una federa che appoggio su ogni cuscino, opportunamente spruzzato con il profumo di lavanda. Nonostante questo, purtroppo l’odioso aroma di utenti che si sono coricati prima di me a volte emerge e non ci devo proprio pensare. 
Per cui in ogni camera di albergo in cui entro, anche la più pulita, procedo con una disinfezione capillare: prese, interruttori, rubinetti, comodini, spalliere dei letti, sanitari, scrivanie, poltroncine, tastiere dei telecomandi, telefono, cassaforte, finestre e mobiletto bar. Lo so, alcuni di voi mi capiscono.
Le tende mi fanno ribrezzo, così come i cuscini che non servono a nulla e i copriletto (Barbieri mi devi assumere). 
I miei familiari si innervosiscono, vogliono andare in bagno, ma io li pietrifico, finché non ho terminato il giro di disinfestazione. 
Quando invece le camere sono separate, i figli riescono a sfuggire al mio rito purificatore, e questo non lo perdonerò mai. 
Anche questa volta mi sono svegliata puntuale alle 2.30 che sarebbero le 9.30 a casa. Non capisco come mai accada ogni notte. 
La colazione è buonissima: pancake, torte, uova strapazzate e tanto altro nel buffet ricco di offerte allettanti. 
La signora che stamattina sta alla reception  è molto simpatica (non sa nulla del vibratore di ieri) e nel salutarci ci elenca divertendoci una serie di cose che potremmo dimenticare, finora siamo riusciti a non abbandonare nulla in giro. 
Partiamo sotto la pioggia, è da stanotte che scende con entusiasmo, ma non fa freddo, con un piumino leggero si sta davvero bene. 
Riprendiamo la nostra strada eterna e dritta, sul lato destro ci sono tre cose curiose: 
- copertoni di camion 
- auto ferme 
- rampe per le frenate senza speranza. 
I copertoni dei camion sono sparsi in molti preoccupanti pezzi per chilometri e chilometri, non ci spieghiamo il motivo, ne vediamo talmente tanti che sembra che ogni dieci metri una gomma si frantumi. 
Sul navigatore continua a comparire la scritta: auto in panne e in effetti troviamo moltissime macchine ferme, alcune con carro attrezzi già all’opera, altre con accanto la Polizia che pare sbucare dal nulla. Il pensiero di rimanere a piedi in quelle lande deserte fa venire i brividi, ma la nostra Texi funziona benissimo e non abbiamo motivo di preoccuparci. 
Le rampe fatte di ghiaia servono a frenare i camion che, lanciati lungo la strada, rompono i freni. Meno male che queste corsie di vera emergenza esistono, vedere nello specchietto un bolide, anche se carino e colorato, che ti sta per centrare da dietro, non è bello. 
Un’altra stranezza sono i treni che passano paralleli alla strada. Sono lunghi chilometri, e non esagero, un vagone dopo l’altro, tanto che ti sembra di avere qualche difetto alla vista o nel cervello, non è possibile che la carovana non finisca mai. Invece è così. Alcuni trasportano carbone, altri sono azzurri con la freccia sorridente di Amazon. 
Smette di piovere e il circondario diventa sempre più secco e arido, siamo nel deserto in cui spiccano raramente le staccionate dei ranch, alcune casette tipo baracche, camper immensi come case, mucche nere che chissà da dove arrivano. 
Neanche l'ombra di quei muscolosi e indomiti cow boys che incontriamo solo nei film.
Vorremmo il caffè di metà mattina, sul cibo ci stiamo adeguando, ma l’espresso si fa strada nelle nostre menti e non ne vuole sapere di andare via. Il figlio autista non fa a tempo a dire Starbucks che ne compare uno. Meglio che niente.
Facciamo benzina, sempre cifre ridicole rispetto all’Italia, un pieno costa circa 20 dollari, ed entriamo. L’aria è gelida, hanno il coraggio di accendere i condizionatori anche in inverno, posizionati sul freddo ovviamente, basta poter sprecare energia e dimostrare che i texani possono! 
Le bariste hanno in testa dei graziosi cerchietti natalizi e sono gentili, una pure in maniche corte. Anche questo bagno è grande e pulitissimo. 
Qui le auto fanno un versetto quando le apri e quando le chiudi. Non siamo abituati a questo richiamo che ci fa sempre ridere. E quando si è in un posteggio si sente come un canto un po’ stonato, composto da tutte le aperture e le chiusure. Di positivo c’è che quando non trovi il tuo mezzo, basta schiacciare più volte il telecomando e, seguendo il suono, in qualche modo lo ritrovi. 
Ripartiamo e ci mettiamo a parlare di solitudini. In queste lande desolate, degni quadri di Hopper, un pensiero va a chi è solo e all’importanza di prendersi cura di chi ne ha bisogno. Argomenti da Christmas Eve. 
Il figlio autista, che pare non si stanchi mai pure guidando per ore e ore, attiva il cruise control e l’auto va da sola, in queste autostrade è davvero di grande aiuto. 
Accanto a noi sfilano le pompe di petrolio che si muovono piano su e giù, come dinosauri pietrificati in un unico movimento. Sono così poetiche che cerco di fotografarne alcune. 
I campi di cotone si alternano a quelli di mais e sullo sfondo infinite distese di pale eoliche fanno da contrappunto ai dinosauri. 
La terra diventa sempre più rossa e a tratti è ricoperta da immense estensioni di pannelli solari. Qui l’energia non manca. 
Il giovane ci fa fermare presso un grande cubo di Rubik, piuttosto brutto ma segnalato sulle mappe. Scendiamo e ci facciamo un selfie. In tutto questo nulla è pur sempre qualcosa. Abituati all’Europa, qui ogni piccola differenza sul percorso sempre uguale sembra un capolavoro. 
E io, come in aereo, sto benissimo, vorrei che la strada non finisse mai, con il suo andamento regolare, il panorama ben definito, senza intoppi, come dovrebbe essere la vita, magari più noiosa, ma sicura. 
Il nulla cosmico mi abbraccia e conforta: erba secca, rotaie eterne, suggestive catapecchie abbandonate. 
La nostra meta è Amarillo che immaginiamo ricca di ogni beltà e ne parliamo come di una terra promessa. 
Nel frattempo i primi cimeli della mitica Route 66 si palesano. La mia eccitazione sale. Vorrei fotografare tutto, la famiglia si ribella, non possiamo fermarci ogni cento metri e allora io apro il finestrino e click click aria in faccia e scatti sfocati. 
Ci fermiamo ad Adrian, e chi lo conosceva? Un luogo speciale di cui vi parlerò nel prossimo capitolo. 
Intanto iniziate a ricordare il film d’animazione “Cars”, che è stato il primo di questo genere a vincere un Golden Globe come Miglior Film, cosa vi viene in mente?