Recensione del romanzo Il nodo del tempo di Alessandro Russo e breve intervista all'autore

Il nodo del tempo è un romanzo che viaggia su due binari: il primo è accogliente, adorabile, fatto di premure e dolcezze, in cui le famiglie, che si susseguono nella narrazione a partire dai primi del Novecento, sono amorevoli, unite. 
In loro brilla la forza dell’amore, in grado di superare difficoltà economiche, situazioni dolorose, morti. 
Ed è proprio la morte che porta il lettore su un altro piano, quello delle due guerre, degli anni di piombo, dello Stato colluso, degli attentati. 
Sembra impossibile che l’Italia minuta, fatta di persone per bene che studiano, lavorano, si amano, sia la stessa della guerra che uccide, dei terroristi, dei politici che non fanno mai la cosa giusta, della strategia del terrore. 
E l’autore Alessandro Russo, abilmente, intreccia queste due realtà, passando dal racconto intimo fatto di scelte, coraggio ed emancipazione a quello sociale, colmo di orrore e di eventi insensati. 
Assunta, simbolica figura femminile, è la madre del protagonista, una donna forte che arriva dal sud, intenzionata a realizzarsi, anche per compensare la morte di ben due fratelli in guerra. Lei studia, si informa, si laurea, diventa insegnante e trasmette al figlio Ludovico tutta la sua instancabile determinazione, perché il mondo, forse, si può cambiare, passando da piccoli e sottili mutamenti. 

Anche a inizio secolo le donne cercavano di emanciparsi per vivere la vita che desideravano, ma il sistema le rimetteva sempre al loro posto. Ora nessuno ci dice esplicitamente dove stare, ma se scegliamo strade diverse o pretendiamo la parità vera, si aspettano che ci giustifichiamo. È una libertà condizionata, in fondo. 

Ludovico da questa figura iconica assorbe il rispetto per le donne, la voglia di verità, la determinazione a raggiungere gli obiettivi. 
Ma, quasi a tradimento, come succede spesso nella vita, qualcuno che sta molto lontano lo coinvolge, fino a fargli dubitare di tutti i sacrifici fatti fino a quel punto. Il giovane infatti si innamora di Alina, una ragazza russa che studia medicina. 
Un’altra donna forte, che rimanda alla madre, e che vuole diventare dottoressa, pur amandolo intensamente. 
La lontananza non aiuta i due innamorati, ognuno intento a perseguire i propri obiettivi, ma un amico arriva a salvare questo amore che sembra impossibile. 
Un rocambolesco viaggio improvvisato dalla Torino piena di fascino a una magica Leningrado, sulla mitica auto FSO 125p e tra le note di David Bowie, lo porta a trovare se stesso, a capire il suo vero volere, aiutato da una provvidenziale proposta di lavoro legata al suo impegno all’università come sociologo e scrittore giornalista. 
Dopotutto, come giustamente rileva il protagonista: 

Per costruire un futuro migliore, è necessario conoscere e rispettare il passato. 

Ed è tramite gli eventi che segnano la sua crescita e la sua coscienza politica come il terrorismo italiano degli anni Settanta, la strage di Piazza della Loggia a Brescia, la strage dell’Italicus, il sequestro di Aldo Moro, la strage di Bologna, che lui riesce a ritagliarsi un futuro possibile, salvando la sua idea di famiglia con la consapevolezza di ciò che è accaduto e che lo ha formato, usando queste ferite ancora aperte per comunicare agli altri verità scomode e spesso taciute, fino ad arrivare a scoperte sconvolgenti come la Loggia P2 di Licio Gelli. 
Il romanzo è caratterizzato da una bellissima colonna sonora, da Rachmaninov a John Lennon, da preziose descrizioni di Torino e di Leningrado che accompagnano il lettore in un viaggio che è anche quello dei protagonisti: 

Siamo compagni di viaggio, Alina. Magari un po’ lontani geograficamente, ma siamo lì, sulla stessa strada. 

Un romanzo che è fatto di avventura, viaggi, amore, scelte e anche di visione di una politica marcia, deludente e, purtroppo, ancora attuale, in cui il protagonista prova a sciogliere il nodo del tempo, tenendo tra le mani una simbolica, vecchia bambola che ha segnato il passaggio generazionale e l’inesorabile passaggio del tempo: 

“Mio zio l’ha fatta per mia madre, quando lei era piccola, tempo prima di partire per il fronte.” Fece una pausa, guardando l’oggetto come se potesse raccontargli una storia che ancora non conosceva. “È sopravvissuta a tutto: la guerra, i traslochi, gli anni difficili, le perdite incolmabili. Mia madre me l’ha data dicendomi che mi avrebbe sempre ricordato chi sono e da dove vengo, il legno è della conca di Agnano, a Napoli, dove tutto ha avuto origine.” 

E il cerchio si chiude, con questo pezzo del nodo del tempo tra le mani di Alina e Ludovico, finalmente uniti, in un epilogo in cui l’Italia calcistica vince tre a uno. 
La nazionale di calcio esce dall’aeroporto di Torino insieme alla coppia di sposi che, simbolicamente, afferra le ovazioni della folla, come se fossero rivolte a loro. 
Un esito positivo e bene augurante per questa Italia che è anche fatta, soprattutto, di persone per bene. 

Domande all'autore

 1. Perché hai voluto scrivere questo libro?

Ho avuto la fortuna di lavorare circa 25 anni in giro per il mondo facendo il programmatore di robot.
Ho visitato luoghi, appreso similitudini e differenze culturali, apprezzato cibi e stretto tante mani.
Una di queste mani è di un collega di lavoro che ad inizio anni 80 ha lavorato in Unione Sovietica.
Durante gli anni di lavoro a Leningrado ha conosciuto l'amore e quando giunse il tempo di rientrare a fine progetto tirarono le somme e si scelsero. Lionello, il suo nome, affrontò non pochi problemi, iniziando dalla burocrazia.
Risolte le pratiche al consolato a Milano affrontò un lungo viaggio, direi epico, con una Fiat 1500, senza navigatore, senza telefono cellulare, senza mappe se non le poche che riuscì a reperire. Per tanto tempo l'ho incalzato spronandolo a raccontare tutto in un libro finché un giorno gli dissi che se non si decideva lo avrei fatto io. Mi spiazzò, mi disse di farlo.
Il nodo del tempo è il racconto di quel viaggio da cui prende spunto, dovendo raccontare il tempo storico in cui il viaggio avvenne ho amato scrivere e raccontarlo così come creare tutta la struttura familiare a ritroso fino agli albori del 900 per costruire il personaggio di Ludovico e far comprendere come le sue scelte abbiano radici profonde nel corpo famigliare. Inoltre, motivazione ancor più forte, ho sentito la necessità di raccontare il nostro paese, gli anni del 900 che troppo spesso a scuola non si studiano a sufficienza, la storia recente di un paese delicato, fragile, come la democrazia che lo governa.

2.Quale è il personaggio a cui sei più legato e perché?

La prima risposta potrebbe essere Ludovico, a cui tengo moltissimo, ma devo ammettere che il personaggio a cui ho dedicato pagine e parole, pensieri e ricordi, è Assunta. Lei è la mamma di Ludovico, una donna che porta dentro di sé i traumi infantili dovuti alla perdita prematura dei due fratelli caduti in guerra. Vivrà questo distacco con dolore eppure questo dolore le darà la motivazione per crescere disillusa, vivrà con la voglia di rivalsa per sé e per i suoi fratelli strappati prematuramente alla vita. La sua autodeterminazione non sarà fine a se stessa, parteciperà alle lotte per i diritti civili, in prima linea.
Assunta incarna lo spirito degli anni 70, la consapevolezza dell'essere donna in un mondo non ancora maturo per il cambiamento, che lotta per i diritti dei lavoratori ma trascura i diritti delle donne, la loro auto determinazione, il loro reale contributo alla società, relegandole sempre ad un ruolo subalterno, mai davvero paritario.

3. Ci sarà un sequel o cosa hai intenzione di scrivere prossimamente?

Sto lavorando a un romanzo breve, un dialogo immaginato tra Assunta ed i suoi fratelli, attraverso la corrispondenza dal fronte e il diario che lei amava scrivere nelle sere di raccoglimento. Sarà un testo molto intimo, doloroso, ma necessario per aggiungere al romanzo Il nodo del tempo un punto di vista ulteriore, un approfondimento, che aiuti ancor più a sviluppare e concretizzare agli occhi del lettore il rapporto tra i fratelli, il valore della memoria, il peso della perdita e la speranza.
Il progetto editoriale prevede inoltre altri due sequel: il primo si svolgerà nel periodo 1982-1989 mentre il terzo ci porterà alla discesa in campo dell'uomo politico che ha indubbiamente segnato il passo negli ultimi lustri, Silvio Berlusconi.
Ritengo impegnativo il progetto, indubbiamente affrontare tematiche sociali e politiche nel nostro paese espone a dibattito, ed è certamente un obiettivo, ed espone a dileggio in altri casi, e questo seppure contemplato non è certamente ricercato.

4. Il complimento più bello che ti ha fatto un lettore?

Ammetto che questo genere di romanzi non rientra nell'elenco dei best seller, eppure da coloro che lo hanno letto e dalle loro parole ho capito che certe tematiche sono molto sentite, attuali, che è necessario parlarne, confrontarsi. In alcuni casi ho avuto la conferma che il 900 è un periodo buio e noto per gli over 50, un buco nero nella storia per gli under 30. Sono contento di notare quanto i temicome i diritti civili, l'emancipazione femminile, la guerra,la famiglia, i sentimenti, siano temi che non lasciano indifferenti.
Nonostante le tante posizioni diverse trovo fondamentale aprirsi al dialogo, quello che è mancato dagli anni 80 e manca tantissimo nel nostro mondo iper connesso eppure frammentato, polarizzato, svuotato nei contenuti perché legato a facili slogan di propaganda. 

Serve una decisa presa di coscienza, serve umanità.