Intervista all'autore Elio Di Maio

 


1 Perché hai scritto il tuo romanzo: “Se corri più del destino”?
Perché ho sempre creduto di avere talento con la penna. Ho così voluto verificare se questa mia impressione fosse vera o meno, sottoponendomi al giudizio del pubblico.
Volevo anche condividere le mie fantasie e suscitare emozioni nel lettore. Ogni volta che leggevo un libro, sentivo una vocina che mi diceva: ‘Che bello, quanto è emozionante, perché non lo faccio anch’io?’

2 Nel libro hai inserito qualche cosa di personale o è tutto inventato?
Se dovessi metterlo in termini di percentuali, posso dire che un buon ottanta per cento nasce dalle mie esperienze. C’è una parte del romanzo che parla proprio di me, ma non svelo quale, lascio spazio all’intuizione del lettore. Si tratta di un personaggio che… sono io!

3 Perché un lettore dovrebbe acquistarlo?
Il libro, a mio avviso, dovrebbe essere acquistato da chi ha un’anima da ‘ramingo’, hai presente quei pionieri che vanno alla ricerca del nuovo? Io ho utilizzato uno stile di scrittura particolare che non ho ritrovato in altri testi che ho letto. Questo romanzo potrebbe interessare a chi ama l’avventura, l’amore, il thrilling. A lettori che non si limitano a determinati generi, che sono disposti a uscire dalla loro comfort zone, che sono disposti a sperimentare.

4 Nel tuo modo di scrivere, cosa c’è di innovativo?
Ho realizzato un continuum tra discorso diretto e indiretto, senza l’utilizzo dei dialog tag, cercando di realizzare un trait d’union originale tra i due momenti della narrazione.
Il racconto è gestito, in molte parti, dalla voce della coscienza del personaggio, questa è una scelta più comune, ma io ho cercato di personalizzarla, utilizzando un mio stile che credo sia facilmente riconoscibile.

5 Tu sei uno psicologo: psicologia e scrittura, possono avere qualche cosa in comune?
Ovviamente sì, anche in un testo di narrativa. I miei personaggi sono connotati da profili psicologici ben delineati e facilmente distinguibili uno dall’altro. Con l’aiuto della psicologia ho definito diversi tipi di relazione tra i personaggi, per poter conferire loro delle proprietà emotive differenti, sia in termini di contenuti che di profondità delle relazioni.

6 La tua vita in poche parole.
Potrei scegliere la fenice per rappresentarmi, un animale mitologico che conoscono tutti, in grado di rinascere dalle sue ceneri, di innovarsi nello splendore della sua magnificenza. La mia vita può essere paragonata a questo ‘risorgere’ della fenice. Ad un certo punto io mi sono trovato a un bivio e ho scelto di risorgere.

7 Come reagisci alle critiche?
Dipende, se la critica è costruttiva la prendo di buon grado e la interpreto come spunto per migliorare. Infatti, nella stesura del libro, ho potuto collaborare con più persone che mi hanno dato ottimi consigli, indispensabili per poter arrivare dove i miei occhi non riuscivano a osservare. Invece non digerisco bene la critica gratuita, fine a se stessa, che ha scopi diversi da quelli di evidenziare effettive mancanze.

8 Cosa vorresti fare ‘da grande’? Parlaci del tuo ‘vero volere’.
Voglio migliorare sempre di più le mie competenze in ambito psicologico, per poter aiutare, in maniera professionale e competente, le persone che si rivolgono a me.

9 L’esperienza più bella che ti ha regalato la scrittura.
La scrittura mi ha regalato serenità. Il suo valore terapeutico è ampiamente riconosciuto anche in ambito clinico. Posso sottolineare il fatto che il ‘premio’ più grande che ho ricevuto, deriva dall’affetto delle persone che mi hanno inviato feed back stupendi, dopo aver terminato la lettura del romanzo, e hanno voluto condividere le loro emozioni con me. Quindi, il contatto con il lettore, è stato davvero un’esperienza bellissima.

10 Cosa vorresti che ti chiedessi?
Questa è una domanda da psicologo. Perché molto spesso, in terapia, si cerca di far sì che sia il cliente a ‘condurre le danze’, anche attraverso questo tipo di domande, che servono per stabilire un focus terapeutico.
Forse potrebbe essere: scriverai un secondo libro? Ci sto pensando, perché la scrittura è un vero e proprio mestiere, al quale è necessario dedicarsi anima e corpo, io la considero una vera e propria professione, con la P maiuscola. 
Per ottenere risultati professionali è necessario dedicare, quotidianamente, diverse ore per stendere il testo e per correggerlo. 
Ora devo ricaricare le batterie, perché la scrittura del primo romanzo è stata impegnativa, molto coinvolgente. Più avanti, se riuscirò a incastrare gli impegni professionali con la mia motivazione, potrei progettare un nuovo libro. Ogni tanto ci penso, prendo appunti… e magari, da quelle ceneri, emergerà la mitica fenice.