Intervista con dieci domande all'autrice Elsa Lohengrin


Questa è un'intervista a cui tengo e, vedrete, le risposte sono molto interessanti sia per lettori che per scrittori. 
Elsa Lohengrin è nata in Inghilterra, è cresciuta in Italia e ora vive in Svizzera, dove divide le sue giornate tra l’attività di traduzione, lo studio della narratologia, la scrittura dei suoi romanzi, la sua famiglia e una miriade di altri impegni. Ha studiato scrittura creativa con alcuni dei maggiori esperti di storytelling negli Stati Uniti, conseguendo diversi diplomi. Scrive narrativa contemporanea e storie d'amore in italiano, la sua lingua di preferenza. Ha un marito e tre figli, e sogna di vivere in un paesino sperduto lungo la costa scozzese.

1 Che consiglio ti daresti se stessi iniziando a scrivere?
Mi consiglierei di non scrivere nemmeno una parola prima di aver capito esattamente cosa sia una storia e come si sviluppi una narrazione che coinvolga i lettori, in modo da non perdere un’infinità di tempo nel tentativo di mettere a posto storie che non funzionano perché scritte senza cognizione di causa.

2 Se potessi condividere un calice di vino, una birra, un caffè o una tazza di tè con uno dei tuoi personaggi, chi sceglieresti e perché?
Domanda difficilissima. Vorrei incontrarli tutti dal vivo! 
Mi sa, però, che alla fine sceglierei MacLeod, anche se con tutta probabilità non capirei un acca di quello che direbbe, ma non sarebbe male perdersi nei suoi occhi per una volta nella vita ;-D

3 Dove ti piacerebbe essere mentre scrivi uno dei tuoi romanzi? È importante la location o scrivi dovunque?
Mi piace scrivere in luoghi con vista sul mare, ma in generale scrivo ovunque, basta che ci sia silenzio. Non riesco a scrivere in luoghi affollati o dove c’è musica di sottofondo ad alto volume. Mi piace anche andare nel luogo in cui è ambientata una scena e poi tornare a casa e dedicarmi solo a descrivere quel posto, cercando le parole che userebbe il personaggio punto di vista per farlo, senza pensare a tutto il resto della scena.

4 Come riesci a conciliare il lavoro di autrice con tutto il resto (famiglia, altro lavoro)?
Prendo ogni giornata come viene. Ho smesso di fare piani, perché tanto succede sempre qualcosa per cui alla fine non riesco a portare a termine tutto quello che mi ero prefissata. Scrivo perlopiù di notte, perché ci sono meno interruzioni e posso davvero immergermi nei miei personaggi. Le mie giornate sono invece suddivise tra il lavoro di traduttrice, i miei tre figli, mio marito e le mille altre cose che ci sono da fare nella vita.

5 Come bilanci la necessità di soddisfare i lettori con la tua visione creativa personale?
Il Cigno è il primo libro che pubblico ed era anche il libro che volevo assolutamente scrivere. Non ho quindi modificato la storia per soddisfare i lettori o non disturbarli, perché non volevo scendere a compromessi. Ho invece tenuto conto delle reazioni dei lettori nello scegliere le tecniche narrative da usare, ma non considero questo sforzo una limitazione della mia libertà creativa, anzi: riuscire a portare i lettori dove voglio è per me una sfida costante che mi spinge a usare ancora di più la mia creatività.

6 Ti è successo di commuoverti mentre scrivi una scena toccante?
Non veramente: la parte analitica del mio cervello è molto difficile da spegnere! Riesco a immedesimarmi molto bene nei miei personaggi, ma quando scrivo e rileggo, sto esaminando decine di cose contemporaneamente e non c’è molto spazio per essere particolarmente sentimentali. Più che altro sono molto sadica con i miei personaggi, perché, finché non li metto davvero con le spalle al muro, quelli non imparano niente! Killian poi è stato davvero un osso duro…

7 Veniamo al tuo romanzo: Il Cigno. Quando ti è venuta l’idea di scriverlo e perché?
Il Cigno è nato per puro caso. In uno dei tre romanzi che avevo scritto prima del Cigno, a un certo punto è comparso Killian in un ruolo del tutto marginale. Volevo eliminarlo, ma continuava a tornarmi in mente, finché non è diventato così insistente che ho dovuto dargli ascolto e raccontare la sua storia. Con Il Cigno volevo anche dar voce a tutte quelle persone che, nel corso degli anni, mi hanno raccontato le loro storie di sofferenza, gioia e dolore e far loro coraggio.

8 Nella tua saga cosa è più importante? I personaggi, l’intreccio, il messaggio, l’ambientazione o altro?
Decisamente i personaggi. Amo plasmare i loro caratteri, i loro pregi e difetti e il percorso di crescita che affronteranno nel corso della storia. Amo poi metterli uno contro l’altro e vedere cosa succede. L’ambientazione, invece, non mi interessa così tanto. Certo, è un elemento importante in un romanzo e non va trascurata, ma non comincerei mai a scrivere un romanzo dalla descrizione di un luogo. Quella per me è sempre l’ultima cosa. Prima vengono i personaggi, poi la trama e il tema.

9 Come tratti il tema della diversità?
In modo quanto più naturale possibile. Per me ciascuno è libero di vivere la sua vita nel modo che più gli si addice.

10 Puoi raccomandare il titolo di un libro che ti ha segnato e ha influenzato la tua scrittura?
Io prima di te di Jojo Moyes per il suo modo di trattare temi devastanti come l’eutanasia in modo apparentemente leggero e ironico: anziché togliere potenza al messaggio, questo suo modo di scrivere coglie nel segno con una tale forza che il lettore è costretto a riflettere sulla tematica, che lo voglia o meno. È questa la bravura degli scrittori che davvero padroneggiano le tecniche della scrittura creativa moderna.

Trama del romanzo
Il dottor Killian Altavilla è senza parole. Dopo aver rinunciato al sogno di diventare medico legale per accontentare la sua ragazza, Mélanie, scopre di essere stato scelto come assistente di uno dei migliori medici legali in circolazione ed è costretto a rivalutare la sua decisione, con grande disappunto di Mélanie, che sperava di sposarsi e mettere su famiglia entro l’anno.
Ma non appena Killian incontra il suo nuovo capo, il Professor Lachlan MacLeod, il mondo perfetto che si è creato intorno comincia a sgretolarsi. Il rapporto con Mélanie diventa sempre più conflittuale e la sua vita quotidiana si trasforma in una gabbia dorata.
Perché Killian non è quello che tutti pensano. Killian si porta dentro il peso di una scelta fatta quando era troppo giovane e ne paga le conseguenze ogni giorno, anche se non lo vuole ammettere. Eppure adesso è arrivato il momento di guardare negli occhi il Cigno e di fare i conti una volta per tutte con il passato che sta disperatamente cercando di ignorare.
Riuscirà a salvare la relazione con Mélanie e a diventare medico legale o crollerà sotto la pressione dei ricordi risvegliati dall’imponente figura di MacLeod?
Il Cigno è il primo romanzo autoconclusivo della Saga degli Altavilla, una serie dedicata alle vicissitudini sentimentali dei membri di questa numerosa ed eclettica famiglia contemporanea.

Presentazione del protagonista
“Esistono cose nella vita che non vogliamo vedere, che non vogliamo ammettere nemmeno a noi stessi, perché riconoscerle vorrebbe dire abbandonare il mondo in cui ci sentiamo comodi e protetti, vorrebbe dire affrontare la realtà, sovvertire i poli della nostra esistenza, andare incontro all'incognito con tutti i suoi rischi. Ma poi succede che incontriamo persone che scardinano le nostre certezze, che ci costringono a vedere anche quello che non vogliamo, che ci fanno capire chi siamo veramente. E alla fine dobbiamo scegliere. Dobbiamo scegliere se tornare nella nostra gabbia dorata e chiudere la porta per sempre o spiegare le ali e volare verso l'infinito. Piacere, sono il dottor Killian Altavilla e questa è la mia storia.”

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