Storia vera

Una sera, sulla mia posta elettronica, arriva una mail misteriosa intitolata: 

Lettore del tuo libro.

L’ho aperta con curiosità e la scoperta mi ha lasciata senza fiato.
Dopo averla scorsa velocemente, l’ho riletta più volte ed ecco che un evento inaspettato mi ha permesso di riaprire una finestra su un lontano e importante ricordo.
Intorno a me, in quei giorni, si sono subito riuniti familiari, amiche di penna, persone che mi vogliono bene. Tutti “sintonizzati” su ciò che sarebbe accaduto a seguito di questa novità. Li ho sentiti vicino virtualmente, pronti a vivere insieme a me una nuova avventura, che sapevano mi avrebbe fatto solo bene.
Ed è accaduta una cosa che forse è proprio ciò che mi ha spinto a scrivere il primo romanzo: “Ladra di mamme”, che è un romanzo, appunto, una storia inventata. Solo l’incidente scatenante è reale. Ma proprio di questo io conosco pochissimi particolari.
Ed ecco che, proprio come nelle favole, dal nulla esce un “ex bambino” con cui giocavo proprio in quell’albergo, proprio fino al giorno prima di ciò che è accaduto.
Lui mi ha rintracciato inseguendo le pagine del libro. L’incipit di quella storia lo conosce bene. Se l’è portato dietro da una vita. E lo conosce meglio della scrittrice.
In pochi giorni, quel lontano amico, si è materializzato davanti a me, ricco di aneddoti, generoso nell’aver custodito per ben cinquantadue anni la narrazione di ciò che è accaduto.
Ha qualche anno di più e si ricorda perfettamente ogni particolare che l’eccezionalità della situazione ha scolpito nella sua mente. Le sensazioni, gli eventi nel loro drammatico susseguirsi, le azioni prima e dopo quell’attimo che mi ha cambiato la vita.
Lui ha colmato un vuoto della mia esistenza con parole calde, immagini vivide e persino allegre.
Non credo sia stato facile affrontare una cosa del genere, ma ci è riuscito.
Da questo incontro i miei scarsi ricordi hanno preso una nuova via, si sono fatti più chiari, più gioiosi. Il dolore si è allontanato ancora di più, lasciando posto a una maggiore serenità.
Il filo del tempo ci ha uniti in quell’estate del 1971 per poi allentarsi: anni e anni in cui abbiamo preso vie diverse. A volte si tendeva, a volte si accorciava questo filo, fino a riportarci, come un resistente elastico di gioia, di nuovo vicini.
Per guardarci negli occhi come quando eravamo bambini, senza paura.
Tra le tante cose che aveva da dire, svelo solo questo: il giorno prima del tragico evento gli ho sequestrato la chitarra, cercando di suonarla per una giornata intera. Con l’esito di una grande bolla sul dito. Ecco, forse, da dove deriva la mia fissazione di imparare a suonare uno strumento, sempre disattesa dal corso degli eventi.
Un piccolo ricordo, senza particolari significati. Ma un ricordo di normalità, dove tutto funzionava. Dove c’era una volta una bambina con una mamma e un papà. E la storia sarebbe stata più bella se fosse finita lì.
L’esistenza però ci regala situazioni che vanno ben oltre la nostra fantasia. Magie che non crederesti mai si possano avverare.
E proprio il mio piccolo libro si è assottigliato diventando filo del tempo, ponte tra due persone.
Non è proprio questo che mi spinge a scrivere? Creare un rapporto tra scrittore e lettore, unire passato, presente e tutto ciò che non abbiamo vissuto.
A me questa sembra una bella, incredibile, magica favola e ho voluto condividerla con voi.
Perché i libri non smettono mai di stupire noi, che li amiamo così tanto.

Immagine generata con AI