Capitolo 13
Siamo in California!
Oggi primo hamburger della mia vita. Sembra strano ma hamburger e polpette non fanno per me, per cui li evito sempre.
Per pranzo entriamo da In-Out Burger a Victorville, un locale che promette di servire poche cose ma cucinate alla vecchia maniera e sane.
Se non provo il loro hamburger, non mangio, così mi faccio forza. Un ragazzo tutto agitato accoglie le richieste, sembra alle prime armi e cerca di stare al passo con i numerosi avventori. C’è un po’ di coda ma presto possiamo sederci e assaggiare.
Le patate vengono tagliate sul momento e fritte di fronte a noi, il profumo è buono, il panino si presenta con carne fresca, non congelata, formaggio, insalata e pomodoro. Il gusto è ottimo, differente da quelli americani, pieni di grassi e salse non ben definite, è più europeo. Cerco di non pensare che si tratta di un hamburger e supero la prova.
La catena è nata nel 1948 in California, come informano sulle confezioni, e pare che paghi i suoi dipendenti più del salario minimo e che ci tenga a servire ai clienti alimenti freschi e qualitativamente superiori alla media. La curiosità è che sotto ai bicchieri e alle vaschette si trovano strane citazioni bibliche con una piccola stampa che contiene soltanto i numeri del libro, del capitolo e del verso, per sapere cosa vogliono dire bisogna andare su Google. A me capita: REVELATION 3:20. Se siete curiosi andate a cercarlo.
Notiamo che le persone iniziano a essere più magre rispetto a quelle negli Stati che abbiamo attraversato in precedenza. Si sa che in California hanno la mania del food sano e dello sport.
Ripartiamo per Los Angeles, filmo una delle tante bandierone a stelle e strisce che sventolano lungo la strada, costeggiata da attività commerciali. L’asfalto si lamenta in maniera inquietante sotto alle ruote dell’auto, sembrano lamenti, saranno i lamenti di chi l’ha gettato?
La strada per L.A. diventa sempre più grande, le corsie aumentano, il traffico pure. Nessuno rispetta i cartelli, c’è una grande confusione, il figlio, sempre al volante, inizia a dare segni di stanchezza e di irritazione. Bisogna stare attentissimi perché auto, furgoni e camion sfrecciano da tutte le parti e non ci sono controlli.
Finalmente il cartellone verde che sovrasta l’autostrada ci informa che stiamo entrando in città: enormi grattacieli si stagliano tra le palme, un senso di maestosità ci accompagna fino al nostro hotel che si trova nel centro e si chiama The westin Buonaventure. È un grattacielo formato da torri scenografiche, ascensori esterni trasparenti che planano su piccole piscine e una hall spaziale con fontane che fanno giochi d’acqua sopra la testa dei clienti, attraversando bocche di delfini.
L’auto viene confiscata da un valet che la fa sparire in qualche garage, la nostra camera è al diciottesimo piano. Sperimentiamo l’ascensore che ci offre una bella vista della città.
Questo hotel è stato costruito negli anni Settanta ed è davvero sorprendente. All’interno è tutto cemento con sinuosità plastiche, passerelle, rientranze, diversi livelli ed è stato utilizzato come scenografia per moltissimi film e serie tv tra cui Wonder Woman, Starsky & Hutch, Rain Man e Interstellar.
In effetti sembra di essere in un set surreale o su un’astronave. Il bar a pianterreno è tondeggiante e, salendo con l’ascensore del colore giusto, si può ammirare la città di notte, tra mille luci e una grande piscina azzurra. Il tour dell’albergo è soddisfacente, ma, dopo un breve riposino, vogliamo andare a esplorare la città.
La prima cosa che ci viene in mente è Santa Monica. Anche questo luogo è così famoso come location di film che non vediamo l’ora di camminare su quella spiaggia, vedere il luna park e scoprire cose nuove.
Chiamiamo un Uber e in pochi minuti ci ritroviamo nel traffico di L.A., questa volta un po’ meno preoccupati, anche se il tassista va veloce e a volte sarebbe meglio chiudere gli occhi e pregare.
Arriveremo alla meta? Lo scoprirete nel prossimo capitolo.