C’è qualcosa di antico e insieme di intimo nelle pagine del memoir di Serse Tacus, L’edera.
Un libro che sembra fatto per essere letto al tepore di un caminetto, con la neve che scivola silenziosa oltre i vetri, mentre le voci dei protagonisti si intrecciano come fili di un arazzo familiare.
L’autore ci conduce a Cludinico, piccolo paese della Carnia, e ci fa entrare nella casa di sei fratelli e dei loro genitori, seguendoli dagli anni Venti ai primi anni Ottanta del Novecento: anni di fatica, di partenze mancate, di lutti improvvisi, di guerra e di speranze che faticano a fiorire.
Il simbolo che attraversa l’intero racconto è l’edera, pianta umile e tenace, capace di stringere con forza ciò che ama. Non a caso i fratelli, ritratti insieme nel 1983, la tengono in mano come pegno di unione indissolubile: più eloquente di qualsiasi parola, più duratura delle stagioni che li hanno messi alla prova.
Serse Tacus scrive con una voce limpida e partecipe, che non indulge mai nel sentimentalismo ma riesce a restituire la dignità silenziosa di chi ha vissuto nella discrezione delle montagne.
Le fotografie d’epoca e i materiali disponibili online non sono semplici appendici, ma completano l’opera come frammenti di un mosaico che appartiene non solo a una famiglia, ma a una comunità intera.
A rendere il libro ancora più prezioso è il suo dono: i proventi vengono devoluti a cause di valore, trasformando la memoria in gesto concreto di cura.
Così L’Edera non è solo un memoir, ma un’eredità: un racconto che intreccia le radici con il presente, e che ci invita a riconoscere la forza silenziosa dei legami.
Sito web: lederastoriavera.it
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